Renzo Tarabella, il pensionato di Rivarolo, in provincia di Torino, che lo scorso 10 aprile ha compiuto una vera e propria strage familiare uccidendo la moglie, il figlio disabile e i vicini di casa, nelle passate ore ha parlato per la prima volta nel corso dell’interrogatorio di garanzia. L’83enne è stato interrogato nel reparto detenuti delle Molinette di Torino dove è stato sentito a spontanee dichiarazioni dalla pm di Ivrea, Lea Lamonaca. “Ho ucciso perché ero rimasto solo. Abbandonato, con mia moglie malata e un figlio disabile da accudire. E il Covid ha peggiorato la situazione”, ha spiegato l’anziano. Il colloquio, come rivela il quotidiano La Stampa, è durato appena un paio di ore, dalle 10 a mezzogiorno circa e per tutto il tempo Tarabella sarebbe apparso particolarmente provato.



A parlare è stato il legale, l’avvocato Flavia Pivano che ha assistito al colloquio ed ha commentato: “Il mio assistito aveva una voce flebile ed è rimasto molto provato anche a causa di quel colpo che si era riservato per sé. Il proiettile gli ha, infatti, leso l’occhio sinistro”. Presente all’interrogatorio anche il giudice che il giorno successivo alla strage aveva convalidato l’arresto a carico del pensionato.



RENZO TARABELLA, PLURIOMICIDA RIVAROLO INTERROGATO

Nel corso del suo interrogatorio, Renzo Tarabella ha provato a ripercorrere le tappe di quanto accaduto durante un sabato di pura follia, quando ha spiegato di essersi sentito in qualche modo abbandonato anche dai coniugi Dighera. Quel sabato sera, dopo aver commesso il delitto del figlio disabile, Wilson e della moglie, avrebbe chiamato proprio Osvaldo Dighera dalla scale facendolo entrare in casa. Quindi gli avrebbe detto: “Guarda cosa ho fatto anche per colpa tua”, per poi esplodere due colpi e completare la strage. La vicenda però avrebbe anche molti lati ancora oscuri sui quali la pm Lea Lamonaca intende fare piena chiarezza. Per questo nelle prossime settimane ha in programma di compiere un vero e proprio interrogatorio. Intanto i difensori di Francesca Dighera, Sergio Bersano e Antonella D’Amato si domandano se la strage si sarebbe potuta in qualche modo evitare. I due legali, pur riponendo totale fiducia negli inquirenti hanno chiesto alle istituzioni di rispondere all’inquietante interrogativo: “Questa strage poteva essere evitata?”.

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