Torna nuovamente virale sui social, in particolare su X, il rapporto elaborato ben 24 anni fa dall’Onu sulla “migrazione sostitutiva“, la replacement migration, indicata poi anche come sostituzione etnica. C’è stato anche un giallo riguardo la presunta scomparsa di questo documento, che invece è ancora presente sul sito delle Nazioni Unite, insieme al comunicato stampa con cui venne presentato. Ad esempio, tale report è stato tirato in ballo l’anno scorso quando il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida mise in guardia sul rischio di sostituzione etnica, finendo al centro di una bufera da cui la destra provò a tirarlo fuori appunto con quel documento.
Nel titolo ci si chiedeva se la replacement migration fosse una soluzione al declino e all’invecchiamento della popolazione. Il rapporto in questione fu pubblicato dalla Divisione Popolazione del Dipartimento degli Affari Economici e Sociali (DESA) e riportava la definizione di replacement migration, cioè la migrazione di cui una nazione necessiterebbe per prevenire il calo della popolazione e il suo invecchiamento per i tassi bassi di fertilità e mortalità.
COSA DICE IL RAPPORTO ONU SULLA “REPLACEMENT MIGRATION”
Le stime dell’Onu indicavano che tra il 1995 e il 2050 la popolazione di quasi tutti i Paesi europei sarebbe probabilmente diminuita, indicando in particolare Estonia, Bulgaria e Italia, che dovrebbero perdere tra un quarto e un terzo della popolazione. Si spiegava anche che l’invecchiamento sarà pervasivo, facendo alzare l’età media della popolazione. «In Italia, ad esempio, l’età mediana passerà dai 41 anni del 2000 ai 53 anni del 2050», mentre il rapporto tra le persone in età lavorativa per persona anziana dovrebbe dimezzarsi.
I risultati di questo rapporto, per quanto ci riguarda, indicavano che «l’Italia dovrebbe registrare il maggior calo demografico in termini relativi, perdendo il 28% della popolazione tra il 1995 e il 2050, secondo le proiezioni a media variante delle Nazioni Unite». Quindi, si spiegava che il calo della popolazione «è inevitabile in assenza di migrazioni di sostituzione», la replacement migration.
Sempre riguardo il nostro Paese, il documento riportava che «in rapporto alle dimensioni della loro popolazione, Italia e Germania avrebbero bisogno del maggior numero di immigrati per mantenere le dimensioni della loro popolazione in età lavorativa. L’Italia avrebbe bisogno di 6.500 migranti per milione di abitanti l’anno».
LE ANALISI SULLA REPLACEMENT MIGRATION TRATTATA DALL’ONU
Nei giorni dell’ultima polemica, quella che vedeva suo malgrado coinvolto Lollobrigida, il lo statistico Francesco Billari, specializzato in demografia e rettore dell’università Bocconi di Milano, a Repubblica spiegò che la replacement migration è entrata ormai nel gergo dei ricercatori, ma con un’accezione diversa dalle teorie cospirative che parlano di sostituzione etnica. Inoltre, riteneva che quel rapporto dell’Onu avesse dimostrato che l’aumento degli ingressi potrebbe rallentare se non addirittura invertire i problemi provocati dal calo delle nascite e fece il caso del secondo dopoguerra, quando le migrazioni interne hanno risolto la “crisi” del Nord per quanto riguarda il numero della popolazione.
Ma ora le migrazioni interne sono insufficienti a risolvere il problema del calo delle nascite, concludendo che per il nostro Paese solo gli ingressi di migranti possono colmare le lacune. D’altra parte, è doveroso precisa che sulla base delle previsioni aggiornate all’Onu, negli anni successivi sono state fatte stime più “prudenti”, in ogni caso questo documento viene periodicamente e ciclicamente rilanciato, soprattutto sui social, per alimentare le teorie sul “great replacement“.