Il report OmsUna sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid-19” è diventato un intrigo internazionale. Siamo ben oltre la questione del piano pandemico non aggiornato. Grazie all’inchiesta di Bergamo è emerso chi ha voluto ritirare il dossier firmato da Francesco Zambon e chi ha interloquito col governo italiano. Stando a quanto riportato da Repubblica, che ha visionato un fitto carteggio digitale agli atti della Procura di Bergamo, è stato Gauden Galea, rappresentante dell’Oms in Cina, il 14 maggio 2020 ha preteso la rimozione del rapporto a causa del “China box”. Ma andiamo con ordine, partendo dall’aprile 2020, quando il ricercatore italiano, consapevole dei risvolti politici che poteva avere il suo lavoro, invitò Ranieri Guerra a ottenere un preventivo via libera dal ministro della Salute Roberto Speranza. Per questo gli inviò l’indice con i punti salienti del dossier e la copertina del rapporto. A maggio, però, Zambon infirmò Ranieri Guerra che la dott.ssa Dorit Nitzan di Oms Europa non aveva approvato il documento.



Ranieri Guerra, che non aveva ancora letto il report, contattò la Chief scientist Soumya Swaminathan, che lo invitò a controllare i dati. Appose 30 note di correzione alla bozza, di natura tecnica. Una sul piano pandemico italiano, che per Francesco Zambon era «più teorico che pratico», mentre per il vicario dell’Oms è attuale e attivo.



ZAMBON VS RANIERI GUERRA SU SPERANZA

Dopo aver ricevuto le correzioni, Francesco Zambon le condivise con i collaboratori. Due giorni dopo inviò una lettera a Ranieri Guerra da cui si deduce, secondo Repubblica, che sia successo qualcosa. «Mi dispiace che abbia preso questa piega», scrisse il ricercatore, il quale non riteneva che la bozza andasse condivisa con il ministro della Salute Roberto Speranza. «Abbiamo aspettato fino ad oggi ad accomodare as much as possible i tuoi commenti. Non capisco il punto di share the draft con il ministro», gli fece notare. E aggiunse che in quanto Oms dovevano fare una «valutazione indipendente», precisando che il rapporto era scritto in modo tale che le cose non fossero nascoste, ma al tempo stesso «non fa neanche delle accuse a nessuno». Il putiferio scoppiò con la pubblicazione del report avvenuta il 14 maggio. Ranieri Guerra prese le distanze e chiese scusa al ministro della Salute Roberto Speranza, ma la manina che fece poi ritirare il documento fu un’altra. Ed è a questo punto che entra in gioco la Cina.



LA “MANINA” CINESE

Il 14 maggio stesso Francesco Zambon ebbe una mail da Gauden Galea, rappresentante Oms a Pechino. «Toglietelo immediatamente. Considerate questa un’emergenza. Il documento è inaccurato… Il box sulla Cina deve essere urgentemente controllato dal quartier generale dell’Oms». Fabio Scano, delegato Oms in Cina, gli suggerì tre correzioni, cioè due cancellazioni e una cosa da aggiungere. «Hanno tutte enormi implicazioni politiche in relazione alle accuse all’Oms sui comunicati ufficiali riguardo alla trasmissione del virus da uomo a uomo».