Se c’è una cosa certa nel caso del report Oms pubblicato e poi ritirato, è che quel documento firmato da Francesco Zambon è sparito. Sul resto invece non è ancora stata fatta chiarezza. Di confusione parla anche Antonio Chiappani, procuratore di Bergamo, che sta lavorando all’inchiesta sulla gestione della pandemia in Italia. Nell’intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera ha commentato anche le voci relative alla posizione del ministro della Salute Roberto Speranza. «Voglio essere chiaro. Allo stato non ci sono elementi per alcuna contestazione nei confronti del ministro. La verità è che ci sono molte incongruenze che riguardano più versioni date da più soggetti». In questa fase preferisce non fare nomi, ma non si tira indietro dal dire che l’inchiesta ha rilevato «molte incongruenze nelle parole di tante persone sentite». Quindi, ci sono valutazioni da fare e tanti documenti da verificare, come le trascrizioni dei messaggi che i soggetti coinvolti si sono scambiati.
Cosa ha che fare il report Oms con l’inchiesta? Si tratta del documento che, a maggio 2020, criticava la gestione della prima fase della pandemia da parte dell’Italia. Quindi, in virtù del fatto che la procura di Bergamo deve capire qual è stata la prima risposta delle autorità sanitarie alla pandemia, ha una sua importanza. «Siamo incappati nella mancanza di aggiornamento del Piano pandemico. Più in generale direi che è stata saltata la fase “pre pandemica” e ci si è mossi con una gestione non programmata della crisi», ha spiegato Antonio Chiappani.
CHIAPPANI “ASPETTIAMO CONSULENZA CRISANTI…”
E quindi si torna al piano pandemico e al report Oms. La domanda a cui trovare risposta è importante è se l’applicazione di una versione aggiornata avrebbe aiutato l’Italia. «Questo è l’oggetto della consulenza che abbiamo affidato al professor Andrea Crisanti. Il Piano è una linea programmatica ministeriale, andava applicato», ha spiegato il procuratore Antonio Chiappani al Corriere della Sera. Il responso del microbiologo sarà importante per valutare eventuali contestazioni penali: «Vedremo cosa ci dirà Crisanti, ma credo che su questo ogni valutazione riguarderà l’apparato tecnico della nostra sanità, non quello politico». Il procuratore di Bergamo ha poi provato a non sbilanciarsi: «Io dico che c’è stata una grande sottovalutazione del rischio, non aggiungo altro». Inoltre, non esclude che la vicenda del mancato aggiornamento del piano pandemico possa essere competenza della Procura di Roma: «Dipende, se lo leggo come un nesso di causalità con i troppi morti della Bergamasca, no. Se lo considero un reato in sé allora la questione cambia».
Bisogna comunque dare delle risposte agli italiani, ma soprattutto alle famiglie che hanno presentato gli esposti, il rischio però di un buco nell’acqua è alto. «La strada è difficilissima, stanno arrivando archiviazioni da tutti i tribunali d’Italia. La giurisprudenza al momento non riconosce il reato di epidemia colposa omissiva». Infine, sulla mancata zona rossa a Nembro e Alzano, per Antonio Chiappani bisogna chiedersi se il coronavirus si sarebbe sviluppato comunque o meno. «La risposta non è assolutamente facile. Il punto è trovarsi a valutare un focolaio in un contesto pandemico più grande. E la stessa cosa vale per l’ospedale di Alzano. Va tenuto conto del cluster in cui era inserito. Solo così si possono dare risposte a troppi decessi».