Report “scagiona” in parte Regione Lombardia per la mancata zona rossa ad Alzano e Nembro che è costata migliaia di morti secondo i pm di Bergamo che stanno indagando per epidemia colposa. Dall’inchiesta realizzata dal programma di Sigfrido Ranucci è emerso, infatti, che fu il direttore della sanità Lombardia Luigi Cajazzo a chiedere all’Organizzazione mondiale della sanità la zona rossa il 7 marzo 2020. Il programma parla di «drammatica telefonata» tra Regione Lombardia e Oms, trai presenti Cajazzo e Hans Kluge, responsabile Europa dell’Oms. «La Lombardia che non aveva preso alcuna misura restrittiva in tempo, solo ora lanciava un disperato sos, chiedendo l’intervento dell’sms per far chiudere la regione», spiega Report. A confermare tale circostanza Francesco Zambon, ex ricercatore dell’Oms nonché autore del noto dossier sul piano pandemico pubblicato e poi ritirato. «Questa telefonata fu la più drammatica tra quelle che ascoltai in quei giorni. Cajazzo chiese aiuto a Kluge dicendo che la situazione in Lombardia era critica e c’erano proiezioni con 20mila casi a marzo 2mila pazienti in terapia intensiva».



“OMS NON VOLEVA TURBARE ARMONIA CON GOVERNO”

Francesco Zambon ha rivelato a Report che Luigi Cajazzo fece una richiesta «molto esplicita» all’Oms: «Supporto per chiudere la Lombardia e di adottare misure super restrittive sul modello cinese. Dopo molte ore e solleciti l’Oms disse che bisognava essere cauti a non entrare in quelle che potevano essere beghe politiche interne». A tal proposito, Report ha dunque sottolineato che «la preoccupazione dei funzionari dell’organizzazione fu quella di non turbare l’armonia col governo più che tutelare la salute dei cittadini lombardi». Hans Kluge però chiese un parere a Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma di emergenza sanitaria dell’Oms. «Questi rispose che mancavano dati certi su cui decidere». Ma anche Ranieri Guerra mise in guardia l’Oms: «Lombardia, Veneto e Piemonte erano in mano ai partiti di opposizione al governo Conte. Fu così che l’Oms decise di non decidere».



“LORO HANNO RIAPERTO OSPEDALE…”

Quella che emerge è, dunque, una parziale riabilitazione per la regione guidata da Attilio Fontana. Così pure per Luigi Cajazzo, indagato per aver riaperto il pronto soccorso dell’ospedale di Alzano dopo i primi contagi, circostanza smentita dallo stesso, il quale sostiene di non aver mai impartito quell’ordine. A tal proposito, Giuseppe Marzulli, pur senza far nomi, ha dichiarato: «Il principale motivo per cui non si sarebbe dovuto riaprire l’ospedale era la mancanza di tamponi. Noi provammo a raccogliere tutti quelli disponibili, ma erano 14 e invece ne servivano 600 per gestire la situazione. C’era il personale che si ammalava progressivamente, gente che lavorava per 24 ore di fila e mezzi che mancavano». In qualità di allora direttore medico dell’ospedale Pesenti di Alzano Lombardo, il 23 febbraio 2020 fece chiudere il pronto soccorso: «Quattro ore dopo fu dato l’ordine di riapertura. Io mi rifiutai di farlo e loro l’hanno riaperto».

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