Report” riaccende i riflettori sull’appalto da 1,2 miliardi di euro di mascherine comprate dalla Cina e quindi sulla gestione dell’emergenza da parte del commissario straordinario Domenico Arcuri. A causa della mancanza di dispositivi di protezione individuale, Arcuri si è rivolto ad aule imprese, come quella di Mario Benotti, che ora è indagato per traffico di influenze. Lui ha rivolto la richiesta ad un amico, l’ingegner Tommasi, che si occupa di marketing per la difesa e ha contatti con aziende cinesi. Ma chi sono queste aziende cinesi? Alla Wenzhou Light sono stati commissionati quasi 800 milioni di euro di mascherine, ma la trasmissione di Rai 3 scopre che si tratta di una società di export, quindi non fabbricano mascherine, inoltre è piena di ingiunzioni di pagamento. C’è poi la Luokai, su cui tempo fa ha acceso i riflettori pure il quotidiano La Verità, che è stata costituita cinque giorni prima di stipulare il contratto. Per questi acquisti le aziende cinesi hanno riconosciuto una ricca commissione a Benotti e Tommasi, di ben 60 milioni di euro. L’Italia invece si è ritrovata a pagare le mascherine ad un prezzo ben più alto degli altri paesi.



MASCHERINE CINA: SOCIETÀ SOSPETTE, COMMISSIONI E PREZZI ALTI

Report” allora lancia un interrogativo: l’Italia ha pagato di più le mascherine dalla Cina proprio per le commissioni riconosciute agli intermediari? Questo sospetto viene confermato da una fonte anonima, la quale spiega al programma di Rai3 che il nostro Paese avrebbe pagato dieci volte di più le mascherine, anche a luglio quando eravamo fuori dall’emergenza. Su questa vicenda c’è un’inchiesta per traffico di influenze partita dalla UIF della Banca d’Italia che ha segnalato le commissioni ai magistrati, anche perché Mario Benotti è una persona esposta, avendo avuto rapporti con politici come Prodi, Delrio, Gozi, consulente del sindaco di Firenze Nardella. La Luokai poi sembra avere legami con l’Italia, in quanto seguendo il filo delle società e delle utenze telefoniche, si arriva al manager Chi Zhongkai, il cui genero lavora a Roma ed è stato coinvolto in un’inchiesta della DDA. Che controlli sono stati fatti su queste società da parte della struttura appaltante?

Peraltro, c’è stato un imprenditore, Pier Luigi Stefani, che aveva suggerito l’acquisto di mascherina dalla Corea a 70 centesimi senza proporsi come intermediario. Ha girato la proposta ad Assolombardia, alla Regione Toscana e al senatore di FI Mallegni, che la trasmise a sua volta a Domenico Arcuri, Angelo Borrelli (Protezione civile) e al premier Giuseppe Conte. Nessuna risposta però gli è arrivata. «Alla fine vince sempre il criterio dell’amico dell’amico perché questo signore di cui si parla (Benotti, ndr) era amico di Arcuri. Arcuri ha bisogno di un amico per avere contatti con aziende a cui si danno 1 miliardo e 100 milioni?», dice Stefani a Report. Clicca qui per il servizio di Report.

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