Una nuova serie spagnola targata Netflix ha in questa prima settimana di settembre superato in gradimento e spettatori le produzioni più blasonate, come Emily in Paris e Kaos, e conquistato anche il pubblico italiano. Stiamo parlando ovviamente di Respira, il nuovo “medical drama” ambientato nei reparti dello Joaquín Soroll, il più grande ospedale pubblico di Valencia, e con un cast di rilievo, dove troviamo i più amati attori spagnoli del momento tra cui Blanca Suárez (Le ragazze del centralino), Manu Ríos (Elite) e Najwa Nimri (La casa di carta).
La serie creata da Carlos Montero risponde pienamente alla realtà della sanità pubblica di oggi in tutta Europa. Dopo l’intensa ed eroica parentesi della stagione del Covid, il sistema sanitario pubblico si è ritrovato a fare i conti con i vecchi problemi di sempre: risorse limitate, personale insufficiente e mal pagato, una sempre più asfissiante dipendenza dalla politica, ormai disposta a tutto pur di favorire la ricca e potente sanità privata. Questa situazione espone il personale sanitario alla rabbia di una utenza più povera che si sente mal assistita e che non ha i mezzi per rivolgersi altrove.
Così la trama prende subito la strada del racconto di un aspro conflitto sociale e politico di cui si fa promotore proprio un gruppo di giovani medici guidati dall’oncologo di fama Néstor Moa, interpretato da Borja Luna. Pur di ottenere ascolto dalle istituzioni locali il primario – mettendo a rischio il proprio ruolo – propone uno sciopero totale, che riguarda anche la sospensione dei servizi essenziali, come il pronto soccorso e le sale di rianimazioni. A sostegno di Néstor Moa ci sono soprattutto i giovani medici specializzandi che da poco sono entrati nella struttura e su cui è aumentata a dismisura la pressione con turni asfissianti, che spesso li spingono a commettere gravi errori.
In questa crescente situazione di conflitto accadono due cose che contribuiscono ad accendere la tensione. La prima riguarda la presidente della Regione Valenciana Patricia Segura, una donna energica e di destra, fiera sostenitrice della privatizzazione della sanità pubblica. Scoperto casualmente di avere un tumore al seno decide però di farsi curare proprio dal bravo e fascinoso Moa, trovandosi così nell’ospedale quando inizia lo sciopero. L’altra vicenda che esaspera gli animi riguarda uno dei giovani specializzandi che, lasciato solo in sala operatoria mentre una paziente moriva, si suicida.
Respira ha quindi il pregio di trasformare quello che è uno dei generi più apprezzati dal pubblico televisivo (basta pensare al successo planetario di serie tv come Grey’s Anatomy o Dr. House) in un realistico e pungente atto di accusa delle condizioni del servizio sanitario pubblico, stretto tra gli attacchi ideologici che pretendono di mettere sullo stesso piano servizio pubblico e interesse privato, e la crescente esigenza di cura di una popolazione sempre più anziana e indifesa. Per certi aspetta ricorda molto di più New Amsterdam e le teorie strampalate del suo direttore sanitario Max Goodwin. Ma qui siamo in Europa è tutto dipende dalla politica, soprattutto quella locale, che nomina dirigenti, detiene i cordoni della spesa, pretende di decide addirittura il numero delle sale operatorie e dei letti destinati alla degenza.
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