Dall’inizio della pandemia Covid nel Lazio, in altre Regioni e Province autonome italiane sono stati usati respiratori non sicuri. Lo si scopre oggi perché la Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria in data 7 aprile ha inviato una lettera ai direttori generali e ai commissari straordinari di Asl, aziende ospedaliere, policlinici universitari e Irccs chiedendo soprattutto la sospensione dell’uso dei ventilatori acquistati durante l’emergenza Covid. Tutto è partito da una lettera del ministero della Salute, mandata il 31 marzo alle Regioni: in oggetto l’avviso di sicurezza sui dispositivi di ventilazione per la terapia intensiva Aenomed VG70. Sono risultati privi dei necessari standard di sicurezza previsti dalla normativa vigente e del marchio CE.
La notizia è stata riportata da Il Tempo, spiegando che la Regione Lazio ne ha sospeso l’uso negli ospedali. Infatti, ha intimato ai manager di non usarli «nel caso si rilevasse la presenza di tali ventilatori». Ma la Regione Lazio vuole conoscere anche numero, seriale e ubicazione dei respiratori cinesi.
RESPIRATORI CINESI PERICOLOSI: MANCA SENSORE E…
Nel documento del 31 marzo il ministero della Salute aveva scritto alle Regioni di aver ricevuto dall’azienda Beijing Aenomed Co. Ltd. il rapporto Fsca in merito al dispositivo medico di ventilazione per la terapia intensiva VG70. Dalla ricognizione fatta sui dispositivi medici e le apparecchiature acquistate durante l’emergenza Covid privi del marchio CE è emerso che i respiratori cinesi Aenomed VG70 sono presenti in diverse strutture sanitarie, quindi il ministero della Salute «ribadisce l’importanza di non utilizzare apparecchiature prive del marchio CE, in quanto non conformi ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa vigente». Dall’informativa di sicurezza è emerso che i ventilatori usano un sensore di pressione differenziale per misurare il flusso di ventilazione del paziente che è fortemente influenzato dalla pressione atmosferica, quindi è necessario «effettuare una compensazione in base all’altitudine del luogo in cui è installato il ventilatore» per «garantire l’accuratezza del flusso di ventilazione del paziente».
Questa compensazione va inserita manualmente o automaticamente se c’è apposito sensore, ma i respiratori acquistati non lo possiedono e «sono stati immessi sul mercato con istruzioni per l’uso errate», in quanto indicano la presenza di un sensore che in realtà non c’è. Da qui la necessità di sospendere l’uso. Il consigliere regionale del Lazio Daniele Giannini (Lega) ha presentato un’interrogazione al governatore Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato affinché si faccia chiarezza se l’uso di questi ventilatori «sia stato letale per i pazienti finiti in terapia intensiva e se abbiano provveduto ad effettuare una ricognizione degli strumenti medicali ancora in uso nelle strutture ospedaliere», ma pure che vengano accertate le responsabilità.