Nel film Matrix, il protagonista scopre che i feti umani vengono conservati in modo tale da produrre energia usata dalle macchine che hanno conquistato il mondo e sottomesso la razza umana. Come vengono nutriti questi feti? Con il liquido prodotto da altri feti morti iniettato direttamente nei loro corpi. Insomma, un sistema di riciclaggio continuo, la morte come nutriente. Da tempo alcune associazioni propongono che i cadaveri vengano usati come fertilizzanti del terreno, in grado di nutrire il terreno stesso. La logica dietro tale proposta è semplice: essere utili anche da morti, riciclati come compostaggio. Il compost, detto anche terricciato o composta, è il risultato della bio-ossidazione e dell’umificazione di un misto di materie organiche (come ad esempio residui di potatura, scarti di cucina, letameliquame o i rifiuti del giardinaggio come foglie ed erba falciata) da parte di macro e microrganismi. All’interno del cosiddetto ciclo dell’organico, il compostaggio, o biostabilizzazione, è un processo biologico aerobico e controllato dall’uomo che porta alla produzione di una miscela di sostanze umificate (il compost) a partire da residui biodegradabili vegetali sia verdi sia legnosi o anche animali mediante l’azione di batteri e funghi.Una volta prodotto, può essere utilizzato come ammendante, destinato poi per usi agronomici o per florovivaismo. Il suo utilizzo, con l’apporto di sostanza organica migliora la struttura del suolo e la disponibilità di elementi nutritivi (composti del fosforo e dell’azoto). Come attivatore biologico aumenta inoltre la biodiversità della microflora. Bene, anche l’uomo, in alternativa alla sepoltura o alla cremazione che, diciamolo, è uno spreco veder “marcire” in una cassa di legno o di zinco, un corpo, servirebbe a nutrire la terra che a sua volta ci nutre. Semplice no? In America, nello stato di Washington, si è arrivati a rendere legale la trasformazione in fertilizzante di resti umani, primo stato americano a riconoscerlo legalmente. La legge, che entrerà in vigore a maggio del prossimo anno, consente la “recomposition” del defunto che viene avvolto in un sudario e posizionato in un lungo vaso cilindrico e adagiato su un letto di materiale organico come trucioli di legno, erba medica e paglia. L’aria viene aspirata periodicamente, fornendo ossigeno per accelerare l’attività microbica. Nel giro di circa un mese i resti vengono ridotto in compostaggio e possono essere usati come concimi. “E’ una alternativa all’imbalsamazione e sepoltura e alla cremazione. È naturale, sicura, sostenibile e comporterà in significativi risparmi in termini di emissioni e di utilizzo di terreno”, ha commentato Katrina Spade, designer di Seattle e titolare di ‘Recompose’, la prima società ad offrire questo servizio.



NIENTE LAPIDI MA AZALEE CONCIMATE DAL CARO ESTINTO

Nel 2017 una proposta di legge analoga era stata bocciata per la forte opposizione dei cattolici. Be’, non c’è bisogno di essere cattolici per nutrire rispetto per chi è defunto, per questo motivo sono nati i cimiteri invece delle fosse comune dove fino a un paio di secoli fa si gettavano alla rinfusa senza nessuna pietà i corpi dei defunti (anche il grande compositore Mozart fece questa fine, tanto che nessuno sa dove sia sepolto) Ridurre una persona cara anche se morta a concime non è esattamente una idea di rispetto per la persona, semplicemente la si considera a livello di spazzatura. Il cimitero è il luogo della memoria, ma evidentemente non ha più importanza, meglio ottenere qualcosa di concreto e utilizzabile. L’idea del compostaggio umano soddisfa due esigenze: ridurre i costi dell’inumazione e l’impatto ambientale. In merito al primo aspetto trasformare il de cuius in qualche chilo di concime costerebbe 5.500 dollari, contro i 7.000 della sepoltura tradizionale,  Inutile dire che dietro tutto questo c’è una idea di ambientalismo spinta agli estremi: l’uomo è l’essere più inquinante del pianeta da vivo, ma anche da morto: la cremazione ad esempio spande nell’aria grandi quantità di anidride carbonica e il liquame prodotto dal corpo in decomposizione inquina i terreni. In questo modo una volta morto l’uomo potrà in un certo modo riparare i danni fatti da vivo. Uomo come oggetto, privo di anima, privo di ogni rispetto. Non è vero dicono i sostenitori del compostaggio: invece di una lapide su cui piangere il caro estinto, avremo nei nostri giardini azalee che ci ricorderanno il papà o la mamma.

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