Dopo l’incontro tra Governo e vertici di Arcelor Mittal di settimana scorsa si nutrono più speranze circa una soluzione positiva del caso dell’ex Ilva. Speranze che sono aumentate dopo il discorso pronunciato da Ursula von der Leyen al Parlamento europeo prima del voto di mercoledì sulla sua Commissione, ci spiega Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie: «La von der Leyen ha aperto la porta principale per consentire una manovra intelligente sull’ex Ilva che porterà un beneficio netto per la crescita economica del nostro Paese».
In che modo la Presidente della Commissione europea ha fatto ciò?
In modo esplicito ha detto che è necessaria una politica ecologica per salvaguardare l’ambiente. Questo vuol dire che le sovvenzioni nazionali alle riconversioni industriali che vanno in questa direzione sono un qualche cosa che non verrà considerato dall’Ue un aiuto di Stato. In questo modo si apre una via per risolvere il problema dell’ex Ilva o con Arcelor Mittal, se è interessata a rimanere realmente, cosa che non è del tutto chiara, o con un’altra cordata privata.
Quale tipo di riconversione, sovvenzionata dallo Stato, bisognerebbe operare a Taranto?
Ci può essere una sovvenzione alla trasformazione degli altiforni a carbone in altiforni a pellets, che non emettono i gas velenosi derivanti dall’uso del coke. Naturalmente ci sarebbero le emissioni simili a quelli di una centrale elettrica a gas, ma questi si possono enormemente attenuare mediante dei tubi di raffreddamento che fanno trasformare in cenere gran parte dei fumi inquinanti o in ogni caso spostando il quartiere Tamburi di Taranto, che confina con l’ex Ilva.
Questi altiforni a pellets vengono già utilizzati in altri impianti?
In Messico c’è n’è uno basato su una tecnologia italo-messicana, che gode anche della vicinanza di giacimenti di gas naturale, elemento necessario al suo funzionamento. Il che porta anche a ipotizzare una sovvenzione aggiuntiva per il costo del trasporto del gas fino a Taranto, magari incentivando i contratti di fornitura con la formula take or pay. In ogni caso per lo Stato italiano, che eviterebbe la cassa integrazione dei dipendenti ex Ilva, ci sarebbe alla fine un risparmio, oltre che un maggior gettito contributivo dato dagli occupati, che aiuterebbe tra l’altro i conti dell’Inps. Senza dimenticare che se l’acciaieria resterà aperta continuerà a versare imposte e sulla vendita dei suoi prodotti lo Stato incasserà l’Iva. Questa sovvenzione quindi alla lunga si ripagherebbe.
Questo schema che sta prospettando necessita dello scudo penale?
Sì, il Governo Conte dovrà comunque rimettere il cosiddetto scudo penale per evitare la chiusura dell’ex Ilva, ma con questo schema sarà più facile vincere le resistenze del Movimento 5 Stelle, perché lo “scudo” sarebbe diretto a consentire una riconversione produttiva mirata a una maggiore tutela dell’ambiente e della salute. E con la garanzia di una “regia” dello Stato.
Di fatto sta dicendo che questa “apertura” della von der Leyen aiuterebbe il Governo Conte a risolvere un grosso problema. L’Europa ne avrebbe un qualche ritorno?
Intanto per la Germania, Paese di provenienza della Presidente della Commissione, il fatto che l’Italia funzioni bene è molto utile, anche perché ci sono legami industriali importanti che hanno a che fare proprio con il settore siderurgico. E anche per l’Ue in generale il fatto che l’Italia funzioni non è negativo.
(Lorenzo Torrisi)