Chi gli ha parlato lo descrive soprattutto meravigliato: Silvio Berlusconi è cascato dalle nuvole quando la sua compagna Marta Fascina, deputata di Forza Italia, gli ha riferito del duro intervento del ministro Maria Stella Gelmini alla riunione dei deputati che hanno eletto Paolo Barelli capogruppo al posto del neoeletto governatore della Calabria, Roberto Occhiuto. La Gelmini ha scandito con insolita chiarezza: “L’ultima parte del berlusconismo non mi rappresenta”. E ancora: “A Berlusconi viene rappresentata una verità parziale, e non si consente a noi ministri di parlare con lui”.
Poco prima della Gelmini, anche Renato Brunetta le ha cantate a Silvio: “Soffro e non dormo perché non mi risponde più al telefono”.
Il solo ministro silente è stata Mara Carfagna, neppure presente alla riunione di gruppo. Ha firmato però, insieme a venticinque colleghi, un documento che chiedeva addirittura il voto segreto per l’elezione del capogruppo: per un partito abituato alle acclamazioni, il documento è apparso un ammutinamento.
Berlusconi è stato costretto a fare una nomina per iscritto del capogruppo: un dispaccio, come gli ordini che una volta arrivavano nelle prefetture dal ministero.
La posta in gioco non era il mite Barelli, ex nuotatore professionista prestato alla politica da quattro legislature. Dietro la rivolta dei ministri ci sarebbe una questione politica: loro vogliono perpetuare il draghismo dandogli una caratura politica, il coordinatore di Forza Italia, Antonio Tajani, vuole invece mantenere l’alleanza coi partiti sovranisti, in modo da garantire un approdo meno difficoltoso nel prossimo Parlamento a una pattuglia di fedelissimi forzisti.
“Di questo passo ci sarà spazio per una decina di persone e basta” ha sibilato la Gelmini nella riunione di gruppo. Ed è così vero che i ministri azzurri si stanno già dando da fare per allestire una scialuppa di salvataggio a debita distanza da Salvini e ben ancorata a quella che sembrava una meteora e invece sempre più diviene una presenza politica stabile e pesante: Mario Draghi.
Si vocifera che la stessa scissione di “Coraggio Italia” non sia stata altro che un anticipo di una migrazione parlamentare più vasta. I ministri avrebbero mandato in avanscoperta alcuni colleghi, in attesa di montare essi stessi a bordo della nuova fuoriserie centrista, con guida plurima e piuttosto affollata: Renzi, Calenda, Toti, Brugnaro.
A detta di molti, questo squadrone sarebbe d’accordo su una leadership femminile, quella di Mara Carfagna, detta da Berlusconi “la ministra più bella del mondo”. E a quanto pare anche la più brava.
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