“Ha vinto lui, Gianni Letta”. L’ex ministro azzurro Paolo Romani lo scandisce con un misto di sorpresa e soddisfazione, lui che nasce forzista di rito milanese, anzi brianzolo, amico di Paolo più che di Silvio Berlusconi, oggi folgorato sulla via centrista di Toti e divenuto socio del “Gianni Letta fan club”.
Sembrava finita l’eminenza azzurrina, come la chiama Dagospia, e invece Gianni Letta ha dimostrato di essere ancora colui che dà la linea a Forza Italia. Da mesi sui giornali si scriveva della deriva salviniana di Forza Italia, delle nomine interne imposte dall’avvocato-senatore Niccolò Ghedini, della senatrice Ronzulli pronta ormai a sostituire la Bernini come capo dei senatori, di Tajani ormai cavalier servente del team sovranista di Forza Italia, e perciò ricompensato con il ministero degli Esteri. Macché. È arrivato Draghi, e con lui la svolta, e tanto è bastato a Gianni Letta per rimettere in riga i forzisti: fuori Tajani e Bernini, dentro Gelmini e Carfagna e persino il burbero Brunetta, egocentrico e indisciplinato, ma allineato al pensiero unico antisovranista.
La nuova Forza Italia governista e democristiana ci ha messo un attimo a rifarsi il trucco: quelli che prima “Licia mi ha chiamato, Licia mi ha detto” si sono affrettati a postare le loro foto, invero non recentissime, col trio ministeriale. E sui sottosegretari si giocherà la partita decisiva: Draghi ha mostrato di non parlare affatto coi partiti, e dunque chi spera in una promozione può raccomandarsi ai soli che con Draghi parlano di sicuro, i ministri.
Narrano di un cavalier Berlusconi che simula disappunto, ma pochi credono che l’eminenza azzurrina abbia fatto tutto da solo. Il cavaliere concavo e convesso ha dato via libera alla svolta centrista, sulle future liste prepara un repulisti energico di tutti i sovranisti filo-salviniani. Anche perché con Matteo si è già messo d’accordo sul punto: disco verde alla Lega egemone nel Nord nei collegi uninominali (li prenderà praticamente tutti) e a Forza Italia toccherà di rappresentare il Centro-Sud.
Il nuovo Centro nasce così, quasi alla tedesca, con la Lega in forma di Cdu e Forza Italia rilanciata da Firenze in giù in forma di Csu all’amatriciana.
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