Salvini ha deciso. Proporrà a Giuseppe Conte piuttosto che a Ursula von der Leyen suo tramite nomi di eminenti politici della Lega. In pratica dei super militanti legati a doppio filo al Capitano.

In questo modo respingerà l’accerchiamento istituzionale promosso da Quirinale e Palazzo Chigi che ha lo scopo di fargli condividere un profilo tecnico.



Farà politica, cioè si straccerà le vesti davanti alla probabile bocciatura di un Fontana o di un Garavaglia accolti dal Parlamento europeo come il drappo rosso dal toro nell’arena. Incasserà ulteriori consensi nel ruolo di paladino degli interessi italiani puntando sul loro orgoglio ferito. Ed al secondo giro rimetterà in pista il ben più consistente Giorgetti, confidando sul fatto che a quel punto anche a Bruxelles preferiranno smettere di fornirgli assist che gli consentono di fare bottino facile sul piano del consenso elettorale.



Questo il piano. Sacrificare un politico indigeribile a Bruxelles per collocare in una posizione chiave un uomo decisivo per il braccio di ferro con la stessa Commissione europea. Mentre Berlusconi sogna L’Altra Italia e Sandro Gozi trascina il Pd oltre l’Italia nella palude transalpina, Matteo Salvini sventola il tricolore e fa gol a porta vuota.

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