Il bonus da 200 euro è forse l’esempio pratico dell’inefficienza dei meccanismi di erogazione dei contributi messi in campo dal governo ed erogati tramite un sistema elettronico di controllo. Infatti la domanda viene trasmessa elettronicamente ma l’INPS eroga il contributo prima ancora di verificare i requisiti.
Revoca bonus 200 euro: l’inefficienza del controllo dei requisiti
È accaduto anche con il reddito di cittadinanza e la maxi truffa da 60 milioni di euro realizzata tramite una comunità rumena nemmeno residente in Italia e che si serviva della collaborazione di un importante CAF di Milano.
Anche in quel caso lo stato ha erogato per un anno e mezzo il reddito di cittadinanza ha illustri sconosciuti senza verificare i dati del beneficiario.
Dopo maxi truffe ai danni della comunità dei contribuenti come quella poc’anzi menzionata, l’INPS ha inteso rendere maggiormente efficiente la propria piattaforma.
Eppure ciò non è avvenuto per il bonus da €200 che infatti non appena erogato, l’INPS reclama il conferimento del contributo per mancanza di requisiti.
Revoca bonus 200 euro: cosa aspettarsi
Anche in questo caso quindi i requisiti del richiedente sono stati analizzati dopo l’erogazione del contributo.
La normativa che soggiace a questa elargizione è la legge 50/22 all’articolo 1 comma 4 che prevede appunto il contributo da 200 euro. Tuttavia la circolare 73 del 24 giugno dispone la possibilità di una revoca dello stesso anche nel caso in cui “il trattamento pensionistico che ha dato titolo al riconoscimento dell’indennità una tantum sia revocato o, comunque, tutte le circostanze in cui si accerti successivamente la non sussistenza del diritto a prescindere dal requisito reddituale”.
Se tuttavia ci si accorge di non avere esattamente tutti i requisiti necessari, bisogna aspettarsi una richiesta di restituzione da parte dell’INPS entro l’anno successivo a quello di erogazione.