Rez Ball è un film che il regista Sydney Freeland ha diretto facendo riferimento a una storia vera di ragazzi nativi, appartenenti ai Navajos, che giocano a basket.
Sono giovani questi ragazzi e segnati nel profondo da un fatto e dal peso di una mentalità. Il fatto è il suicidio del loro leader, il ragazzo che li trascina a vittorie altrimenti impossibili, mentre il fattore culturale che li determina è la convinzione che viene dai loro genitori e che crea in loro tanto scetticismo: la convinzione che i nativi saranno sempre dei perdenti.
La squadra di Chuska si trova così a partire per il campionato in grande difficoltà e il suo allenatore, Heather Hobb, una donna già giocatrice di basket e determinata, non riesce a guidarla, dato che è lacerata anche da divisioni e scontri tra i ragazzi.
Sembra che la situazione precipiti, finché nella prateria dei Navajos i ragazzi ritrovano la loro identità e prendono la loro lingua come strumento di comunicazione in campo, il che sorprende gli avversari che si trovano di fronte a giocatori veloci e sfuggenti. In questa identità ritrovata si riscoprono squadra e uno di loro, Jimmy Holiday, quello che aveva più sofferto il suicidio dell’amico, diventa il leader della squadra.
Così cambia tutto, la squadra dei giovani Navajos diventa vincente, i ragazzi non litigano più tra di loro ma collaborano a rendere salda la loro unità, e Heather Hobb può dimostrare tutto il suo valore.
Rez Ball è un film che dice quanto sia importante la coscienza della propria identità, è un film che mostra la bellezza dell’essere indiano Navajos, e lo fa con dei momenti di grande commozione.
Identità e amicizia, lo sport come metafora della vita, qui sta la sfida di questo film che nella cornice di un paesaggio meraviglioso fa vedere il fascino dell’umano. Un film che dovrebbe entrare in ogni scuola perché testimonia quanto siano decisive le persone a far fare ai giovani un lavoro su di sé e a mettere insieme degli individui che da soli non arriverebbero a nulla, ma che insieme diventano capaci di grandi imprese. Non è il banale “l’unità fa la nostra forza”, è molto di più, è che uno trova in un’amicizia lo spazio in cui riconoscere ed esprimere i suoi talenti.
Bisogna però decidere di starci, decidere di fare l’allenatore, decidere di essere il leader della squadra, decidere di servire il compagno che si è smarcato.
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI