Dalla Fase 2 alla plasmaterapia, passando per le direttive che i cittadini devono rispettare per l’emergenza coronavirus: Giovanni Rezza a tutto tondo nel lungo intervento ai microfoni di Agorà. Il direttore dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità ha ammesso un po’ di preoccupazione per la riapertura di oggi: «Se da una parte c’è il bisogno di riaprire il Paese, dall’altra il virus sta continuando a circolare e lo stiamo vedendo. Il Covid-19 non è scomparso, ma non credo che questo sogno possa avverarsi molto spesso: bisogna moltiplicare gli sforzi per cercare di arginarne la diffusione».
«I cittadini devono avere comportamenti responsabili, ma la Sanità pubblica deve essere pronta a intercettare eventuali ritorni in campo del virus, soprattutto a livello territoriale», ha precisato Rezza, che poi aggiunto: «I posti in terapia intensiva andavano aumentato, il sistema sanitario era stato un po’ depauperato negli ultimi anni. L’aumento è un atto dovuto, è stato importante farlo. Il fatto che abbiamo più posti in TI non significa che dobbiamo riempirli. Serve un grande lavoro sul territorio, intercettare i focolai e rintracciare i contatti, che vanno possibilmente testati».
REZZA: “PLASMATERAPIA? NON SU LARGHISSIMA SCALA”
«Un nuovo lockdown sarebbe un disastro per il Paese, per questo motivo dobbiamo mantenere comportamenti responsabili e dovremo essere bravissimi ad agire prontamente. E’ necessario essere cauti e prudenti, convivere con il coronavirus significa anche combatterlo», ha poi messo in risalto il professor Rezza, che si è soffermato sulla gestione tra Stato e Regioni: «Va benissimo un provvedimento su scala nazionale, ma è chiaro che ci saranno degli adattamenti regionali: scegliere le Regioni da riaprire non è un mestiere facile e si presta a molti equivoci».
Infine, una battuta sulla plasmaterapia, dati gli importanti risultati ottenuti a Pavia: «Questo studio sta dando apparentemente dei risultati promettenti. La plasmaterapia è un rimedio molto antico, si pratica da diverso tempo con successo alterno, è stato praticato anche per l’Ebola. Non è semplicissimo perché serve trovar ei donatori, che hanno molti anticorpi. E’ un rimedio che potrebbe anche essere efficace, attendiamo i risultati della sperimentazione con fiducia e ansia. Difficilmente può essere praticato su larghissima scala, perché il procedimento richiede tempo, ma potrebbe dare vita a nuove forme di trattamento applicabili su larga scala».