L’epidemiologo Giovanni Rezza dell’Iss, in occasione della conferenza stampa al Ministero della Salute ha annunciato un “sistema di sorveglianza” sulle varianti Covid molto importante. Si tratterebbe di un sistema di sorveglianza “epidemiologica e molecolare basato sui centri di riferimento regionale”, inoltre l’Iss ha lanciato una serie di studi “per cercare di valutare l’eventuale presenza o l’eventuale aumento della circolazione di tali varianti”. Stando quindi a quanto riferito da Rezza, c’è una particolare attenzione dal momento che si è rivelato importante agire prontamente. Pertanto, ha proseguito, “le regioni possono all’interno del territorio regionale stabilire la presenza di zone rosse laddove sia verificata la presenza di varianti”.
Per Rezza si tratta di una “calda raccomandazione” che arriva in accordo con il Ministero e non esclude la possibilità di “implementare eventuali zone rosse che possono essere comuni come province e all’interno delle quali si applica un mini lockdown temporaneo”.
REZZA (ISS) INTERVIENE SULLE VARIANTI COVID
Rezza ha ribadito quanto sia importante agire tempestivamente ed ha precisato nel corso della conferenza come sia “particolarmente importante rallentare la velocità di circolazione virale” per evitare una corsa contro il tempo dal momento che “meno il virus circola meno fa errori replicandosi, più riusciamo ad arginare l’emergere e il diffondersi di nuovi varianti”. L’epidemiologo dell’Iss ha poi preso in esame due esempi. Per quanto riguarda l’Umbria, dove ha ammesso che la situazione è decisamente più complessa per via della presenza di due varianti, quella inglese e quella brasiliana, ha spiegato: “In provincia di Perugia sono stati identificati dei cluster ospedalieri in diversi reparti – ha specificato Rezza – E sono già state prese molte misure”. La Regione Umbria è stata già allertata poichè il focolaio sembrerebbe estendersi tra Perugia e la zona del Trasimeno. Ed anche le province contigue della Toscana sarebbero state attenzionate. A preoccupare di meno è invece il focolaio di variante cosiddetta inglese in Abruzzo.