Il migliore settore azionario in Europa ieri è stato quello petrolifero che ha beneficiato del secondo giorno consecutivo di rialzo dei prezzi di petrolio e gas. Nonostante le pressioni che l’Amministrazione americana avrebbe esercitato sull’Ucraina, secondo quanto riportato settimana scorsa dal Financial Times, ieri è stata colpita dai droni di Kiev la terza più grande raffineria russa; la maggior parte delle infrastrutture energetiche di Mosca sono nella parte occidentale del Paese e l’Ucraina riesce a colpire impianti a centinaia di chilometri fuori dai propri confini. I dati comunicati ieri e lunedì sull’economia americana non danno conto di un rallentamento; è vero anzi il contrario. Gli ordini all’industria, comunicati ieri, sono stati migliori delle attese e lunedì anche l’indice ISM manifatturiero ha sorpreso in positivo. Poco importa, per i consumi di idrocarburi, se questi dati siano “drogati” da immissioni di liquidità o politiche fiscali espansive. I bombardamenti israeliani in Siria, che hanno coinvolto l’Ambasciata iraniana a Damasco, non dipingono uno scenario di ridimensionamento della crisi in Medio Oriente.
L’andamento dei mercati energetici è sempre importante; in questi mesi in cui si guarda con apprensione all’andamento dei prezzi al consumo e all’inflazione per cercare di capire se e quando arriveranno i tagli dei tassi la questione è sostanziale. I mercati energetici negli ultimi dodici mesi hanno dato una mano al processo di riduzione dell’inflazione. Il petrolio, esclusi i mesi estivi, è stato stabile per tutto il 2023 e comunque ben al di sotto dei picchi dei primi sei mesi del 2022. Il prezzo del gas negli Stati Uniti è ai minimi e in Europa scende quasi ininterrottamente dalla fine del 2022.
Le attese dei tagli dei tassi si scontrano negli Stati Uniti con uno scenario in cui il mercato del lavoro rimane in salute e in cui il rallentamento economico su cui si scommetteva nell’autunno 2023 non si materializza. I mercati azionari, che mettono a segno uno dei migliori primi trimestri degli ultimi due decenni, non sono neutrali per i prezzi. Anche in Europa il mercato del lavoro non è in crisi, in termini di tasso di disoccupazione.
I mercati energetici recepiscono fattori diversi; all’andamento delle economie asiatiche o occidentali si somma la geopolitica e l’impatto dei conflitti come abbiamo visto ieri con i danni alla raffineria russa. Ciò che abbiamo visto ieri sui mercati è il segnale che nelle analisi che si fanno da mesi per capire cosa sarà dell’inflazione e dei tassi non bisogna dimenticare petrolio e gas che finora non hanno dato problemi nonostante i conflitti in due regioni chiave per la loro produzione: Russia e Medio Oriente. Gli Stati Uniti non sono sulla stessa barca dell’Europa sia per la loro posizione geografica, sia perché ormai sono il principale produttore di idrocarburi del globo.
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