La situazione delle madri lavoratrici in questo periodo è drammatica e i provvedimenti che si stanno accennando sulla fase della ripresa ipotetica post-isolamento non prendono neanche lontanamente in considerazione modalità, seppur parzialmente risolutive, per consentire di tornare al lavoro. Scuole e nidi chiusi significa minori da accudire e i problemi non si risolvono come ben vediamo attraverso tipologie lavorative come il lavoro agile o l’uso dei congedi parentali e delle ferie. Tutti strumenti evidentemente a termine di utilizzo.



Impossibile infatti pensare che le lavoratrici con minori non autosufficienti – stiamo parlando di bambini ovviamente – possano organizzare la giornata lavorativa sistematicamente da casa e contemporaneamente prevedere ai pasti, alla spesa, all’accudimento dei piccolissimi, al trend dei compiti e delle lezioni scolastiche, senza dimenticare l’eventuale cura dei disabili.



Si sa che restituire la fiducia nelle istituzioni e nei governi significa sviluppare a livello territoriale soprattutto sistemi di reciproco accomodamento per trovare modalità lavorative che tengano in considerazione le condizioni delle imprese e delle famiglie dei lavoratori e lavoratrici. L’organizzazione della quotidianità, quindi, per non massacrare il lavoro femminile – ritenuto indispensabile a livello internazionale, ma più vulnerabile in questo particolare momento di crisi anche rispetto a un aumento della povertà lavorativa – è dunque uno strumento indispensabile per lo sviluppo e l’implementazione di soluzioni sostenibili dal livello di comunità.



Ciò richiede forte, indipendente e democratico affidamento per sostenere il lavoro femminile, dato che epidemia e crisi economica hanno un impatto sproporzionato su alcuni segmenti della popolazione, che innesca un peggioramento della disuguaglianza. L’Ilo stima in un Rapporto sul virus di alcuni giorni fa che il 58,6% delle donne occupate nel settore dei servizi in tutto il mondo, a confronto al 45,4%degli uomini, subisce gli effetti più pesanti. Le donne hanno anche meno accesso alla protezione sociale e sopportano già ora con un onere sproporzionato le cure ai minori, con la chiusura di scuole o mancanza di cure e servizi alla famiglia, ai disabili persino con la perdita del lavoro.

Sono necessarie misure che aiutino anche a prevenire una catena di shock dell’offerta e di domanda che portano a una prolungata recessione economica. Servono interventi su larga scala e integrati in tutti i settori per sostenere il lavoro femminile. Strumenti ragionevoli sono attivabili, come accordi contrattuali su turni di lavoro di lavoro settimanale di 25 ore, misure di protezione che includono l’assistenza all’infanzia per i genitori che lavorano.

Nel sistema di welfare aziendale – oggi adottato da molte imprese perché fiscalmente convenienti – si possono sostituire i benefit attualmente erogati anche contrattualmente consentendo un orario di lavoro part-time come bonus. A livello territoriale, sempre contrattualmente tra gruppi di aziende, è possibile da subito organizzare tramite il patrocinio del Comune un’assistenza a gruppi di bambini (5 o 6 al massimo) con il supporto dell’associazionismo virtuoso (che non è solo presente ad assistere i senza dimora), prevedendo una operatrice/operatore e un nonno/a adottato come anziano presente che vigila sull’attività, mantenendo così attivo il rapporto generazionale.

Per i caregiver familiari è necessario sbloccare subito il fondo previsto dalla legge n. 205 del 2017 – che è in sonno (75 milioni per tre anni) – e contemporaneamente riconoscere loro il diritto di percepire la somma di 600 euro destinata dal Governo ai lavoratori autonomi per mancanza di reddito dovuto dall’isolamento e non data a chi assiste volontariamente il proprio familiare disabile.

Sappiamo bene che con il virus si deve convivere e che dobbiamo prevedere un’innovativa stagione di organizzazione della nostra vita. L’occupazione femminile in Italia mostrava già anche prima della pandemia dati preoccupanti rispetto al resto d’Europa: numeri inferiori rispetto a quelli maschili; per un posto simile guadagni inferiori; tasso di impiego che scende vertiginosamente per le madri.

Rinascita dell’Italia significa anche una politica che aiuta le donne a entrare e rimanere nell’economia e nel lavoro. Ora e sempre.

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