L’Italia non riaprirà mai il 14 aprile, ormai quasi tutti hanno capito la “strategia” del Governo pur dopo la “rettifica” di Borrelli lo scorso venerdì in merito alla possibile riapertura in maggio. Conte valuta di 14 giorni in 14 giorni le possibili proroghe/riaperture (il tempo di incubazione del coronavirus) e tenendo conto dei prossimi ponti di 25 aprile e 1 maggio, è assai probabile come scrive oggi il Messaggero che la prossima proroga del Dpcm possa avvenire per il 3 maggio prossimo. Questo significa che la famosa ormai “Fase 2” – ovvero la convivenza con il virus, ma iniziando a riaprire alcune attività e aziende – potrebbe già essere lanciata in quella data?



Ad oggi è difficile a dirsi visto che comunque occorreranno – come ribadito dalla Protezione Civile fino al Governo – i dati epidemiologici delle prossime settimane, ma intanto già è possibile stilare una road map aggiornata rispetto agli scorsi giorni: secondo il Messaggero attorno a Pasqua gli italiani dovrebbero conoscere le prossime mosse del Governo, non appena Conte avrà trovato l’intesa con le parti sociali e le Regioni (e la nuova cabina d regia con le opposizioni e la società civile) per capire come prolungare le misure di contenimento, gli spostamenti e la quarantena fino appunto al 3 maggio 2020. «Ogni decisione sarà presa sempre in base all’andamento dell’epidemia e in ragione delle analisi e dei pareri degli scienziati ma il “come” e il “quando” sarà stabilito dal governo», ha spiegato Palazzo Chigi dopo l’uscita di Borrelli che parlava di 16 maggio come possibile Fase 2 del coronavirus.



LA POSSIBILE ROAD MAP FINO AL 3 MAGGIO

Quel che è certo sarà la riapertura “graduale” dell’Italia: con i ponti che si avvicinano, l’idea del Governo è quella di mantenere ancora ferma la quarantena fino ad inizio maggio e iniziare a ragionare sulle riapertura (anche se già dal 6 aprile alcune fabbriche, su deroga delle Regioni, torneranno a produrre) di aziende ed attività commerciali. «Questa volta, grazie alla cabina di regia tra governo e Regioni, nessuno andrà in ordine sparso», spiegano ancora da Palazzo Chigi al Messaggero «e ciò non dovrà avvenire neppure per i test sierologici, che dovranno essere uguali in tutto il Paese per evitare valutazioni distorte a causa della disomogeneità delle rilevazioni». Se i contagi continueranno a calare, come ha detto ieri sera il viceministro Salute Sileri, allora sì che si potrà parlare di riapertura anche se «Le modalità di ripartenza saranno lente, lentissime, graduali, in sicurezza, rigorose».



Si procederà dunque con provvedimenti diversi a seconda delle Regioni coinvolte, con le fasce di età che avranno permesso di uscire prima e quelle dopo (gli anziani per ultimi ovviamente, come i malati cronici di patologie a rischio con il coronavirus) finché con molta calma la fase 2 possa diventare realtà completa su tutto il territorio. Come abbiamo già raccontato in questo focus, il vero dato centrale sarà l’indice RO (ovvero il numero di contagi): se scenderà allo 0,5 (per ora è fermo all’1,1-1,0) sarà possibile programmare la riapertura di negozi, bar, ristoranti. Invece per tornare allo stadio, in discoteca, ai congressi o in tutti gli eventi con grandi assembramenti, invece si dovrà attendere un RO pari allo zero assoluto. Ma quella sarà la fine dell’epidemia che, ad oggi, appare ancora come momento molto lontano.