La riapertura delle scuole dopo la chiusura totale dettata dal Coronavirus resta un tema caldo per tanti e il ministro Lucia Azzolina cerca di dare risposte alle numerose domande su come e quando, anche se la verità è che al momento risposte definitive non ce ne sono. Politici, esperti e tecnici sono al lavoro per studiare i piani che potranno garantire l’accesso sicure alle aule per circa 9 milioni di studenti e 1,5 milioni di operatori, scuole paritarie comprese.



Continuare a studiare senza rischiare una recrudescenza dell’epidemia è l’obiettivo, per il quale serve un protocollo per adeguare tutti gli istituti e fare in modo che gli studenti di ciascun grado di istruzione possano adottare e seguire le stesse indicazioni. Si studiano dunque ingressi e uscite scaglionati a intervalli regolari, attività all’aperto e proseguimento della teledidattica, dimezzamento del numero di alunni per classi con turnazioni.



Il ministro dell’Istruzione ha messo un punto fermo: “A settembre si deve tornare a scuola, gli studenti ne hanno diritto”, ha detto Lucia Azzolina a Skytg24, ribadendo la possibilità di “una didattica mista“, in parte in presenza e in parte a distanza. “Non abbiamo mai parlato di doppi turni”, l’ipotesi è invece che la metà degli studenti di una classe andrebbe a scuola per metà settimana, poi l’altra metà e comunque chi sta a casa farebbe lezione a distanza, “così la socialità resta” e si andrebbe avanti tutti alla pari.

RIAPERTURA SCUOLE: IL PROGETTO DEL POLITECNICO DI TORINO

Per la riapertura delle scuole in Italia è necessario definire un protocollo nazionale “analogo a quelli redatti per la ripartenza delle attività produttive”, rileva il piano presentato dal Politecnico di Torino in circa 60 pagine: “La scuola ed i servizi educativi per la prima infanzia sono altrettanto cruciali delle attività produttive per la ripresa del Paese” sia per la conciliazione famiglia-lavoro sia e soprattutto per i diritti costituzionali dei bambini e dei ragazzi a ricevere un’istruzione e ad avere accesso alle risorse per il pieno sviluppo delle proprie capacità.



Esigenze e diritti che sono stati, forse inevitabilmente, compressi in queste settimane con conseguenze negative che hanno allargato le disuguaglianze sociali tra bambini”. A seconda dell’età occorrerà fare delle valutazioni specifiche. Più i bimbi sono piccoli, più è difficile immaginare che riescano ad adottare comportamenti consapevoli di prevenzione, primo tra tutti portare le mascherine: la si potrà rendere obbligatoria solo dalle scuole elementari.

Del resto sono proprio i più piccoli quelli meno suscettibili al Coronavirus, che potrebbero quindi rientrare prima. Per nidi e scuole dell’infanzia occorre comunque contemperare il rapporto educatori/bambini in termini di necessità di cura e accudimento (molto materiali) e quella della sicurezza in termini di salute.

RIAPERTURA SCUOLE: IL PIANO DI STEFANO PARISI

Un altro piano, proposto da Stefano Parisi, prevederebbe invece una vera e propria rivoluzione delle abitudini italiane: riaperura delle scuole già da giugno a settembre. Anche in questo caso si propone una suddivisione di alunni, in gruppi da otto, con le lezioni in classe che coesisteranno con la didattica a distanza e altre attività in luoghi di cultura come musei, palazzi d’epoca, esposizioni, teatri, oltre ad attività sportive e visite a parchi e giardini botanici.

Le attività in questo schema si svolgono dalle 8 alle 17, e la scuola può se crede usare anche il sabato mattina per garantire la turnazione. Visto che il numero di insegnanti attualmente in forza alle scuole non sarebbe sufficiente, si propone di ricorrere agli studenti universitari che frequentano corsi di laurea che abilitano all’insegnamento.

La proposta di #ricostruire presuppone di poter riaprire le scuole in cinque settimane, definendo regole operative per garantire la sicurezza sanitaria a studenti, docenti e personale ausiliare. Per Parisi questa sarebbe un’occasione d’oro per fare in modo che “dall’emergenza si possa passare ad un’ordinarietà modernizzando il Paese“.

RIAPERTURA SCUOLE: AZZOLINA SU ELEMENTARI ED ESAME DI STATO

Quanto alle parole del ministro della Pubblica Istruzione Lucia Azzolina, abbiamo già segnalato che la proposta è quella di “smezzare” le classi tra insegnamento a scuola e didattica a distanza. Certamente questa sarà un’occasione per bloccare le cosiddette “classi pollaio“, ma per capire cosa potrà succedere davvero bisognerà vedere “che cosa accadrà nelle prossime due settimane”. Il principio è chiaro: “Nessuno studente deve rimanere indietro”.

La riapertura delle scuole è doverosa almeno a settembre, anche per le elementari: “Se con le mascherine o meno non so dare una risposta. Dobbiamo capire quali distanze dovranno mantenere. Una cosa gliela posso dire, i bambini della primaria torneranno a scuola per dare una risposta alle famiglie”, anche se a dire il vero da questo punto di vista settembre è ancora lontano.

Per quanto riguarda infine l’esame di maturità, Azzolina parlando sempre a Skytg24 ha affrontato l’ipotesi che, temendo il contagio, alcuni docenti potrebbero inviare un certificato medico per evitarlo: “I docenti – ha risposto il Ministro – non si metteranno in malattia falsamente, perché c’è un’etica che sottende la classe docente. Se ci sarà l’ok dal comitato tecnico scientifico non si capisce perché non si potrebbe fare in presenza. Mi fido degli insegnanti”.