Fissata la ripresa della Serie A e anzi nei giorni che precedono l’immediata pubblicazione del nuovo calendario per la conclusione della stagione 2919-20 ecco che in seno al primo campionato nazionale è di nuovo polemica, questa volta per la riapertura degli impianti sportivi. A lanciare la voce è dall’Assemblea della Lega Serie A il presidente della Juventus Andrea Agnelli che, richiamando l’attenzione anche del Governo, ha affermato: “ Mi aspetto che a luglio il governo ci dia una prima apertura parziale degli stadi”. E certo il desiderio di riaprire gli stadi ai tifosi è il primo sogno dei tifosi stessi, come pure dei giocatori: è pure sintomo di un ritorno alla normalità dopo l’emergenza sanitaria. Ma pure è proposta, con tutti i limiti che porta con sè, che risulta auspicabile per i club come gli impianti sportivi, che tornerebbero a rivedere gli incassi anche del botteghino: che non va mai male in un contesto di crisi economica.



RIAPERTURA STADI: POSSIBILE PER SETTEMBRE?

Ma perchè i tifosi, sia pure in limitatissima parte, possano tornare allo stadio la strada è complicata. Certo sia in Polonia, come in Serbia e in Spagna, fissata la ripresa del primo campionato, pure si stanno valutando soluzioni per far tornare i tifosi allo stadio, ma il lavoro non è facile, tenuto conto che fino ad ora la prima mossa applicata a livello globale, per limitare la pandemia da coronavirus, è stato il rispetto delle norme per il distanziamento sociale. Ma come questo potrebbe venire garantito anche negli stadi? Per il momento si parla di sanificazione degli impianti, accesso termoregolato, percossi appositi in modo da non creare affollamenti all’ingresso e ovviamente una importante riduzione della capienza dell’impianto, con l’ingresso di circa il 20-25% di quello che è il pubblico normale. Ma i nodi rimangono tanti. Ecco perché, come ci riporta La Stampa è più probabile che il tifo possa tornare nello stadio non prima della metà di luglio, o ancora meglio solo a settembre, con la partenza della stagione successiva. Sempre ovviamente che vengano confermati nel tempo i buoni numeri legati allo sviluppo della pandemia, registrati nell’ultimo periodo.

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