Cosa rischiamo se alle riaperture totali si abbina una vaccinazione lenta? A dare una risposta a questa domanda, ricorrente soprattutto dopo la conferenza stampa del premier Mario Draghi, è uno studio italiano pubblicato su “Nature Medicine”. Secondo una stima degli scienziati delle università di Trento, Udine e Pavia, del Politecnico di Milano e del Policlinico San Matteo di Pavia, rischiamo altri 50mila morti entro gennaio 2022. Questo numero può salire addirittura a 90mila con le vaccinazioni lente. Nell’analisi però sono stati considerati ben 35 diversi scenari in relazione a 7 piani vaccinali e 5 strategie di contenimento, tenendo in considerazione pure l’impatto delle varianti Covid. Il messaggio degli esperti è chiaro: le restrizioni «hanno un effetto maggiore sull’andamento di Covid-19 rispetto alla sola vaccinazione», per cui «vanno mantenute durante la prima fase della campagna di immunizzazione». ù



Allentando le misure, l’indice di contagio R0 potrebbe arrivare a 1,27. Se le vaccinazioni fossero veloci, si potrebbero prevedere altri 50mila morti entro gennaio 2022, con vaccinazioni lente 90mila. La soluzione migliore? Misure intermittenti, partendo però dalle chiusure.

“VACCINI DA SOLI NON BASTANO: SERVONO RESTRIZIONI”

In uno scenario senza vaccino (esaminato anche negli Stati Uniti) e con interventi non farmacologici deboli potrebbero verificarsi 298mila morti associati al Covid. Con una vaccinazione rapida si potrebbe scendere a 51mila morti. Invece con le restrizioni si scende a 30mila morti senza vaccinazioni. Accompagnando le restrizioni ad una campagna vaccinale rapida, si scende fino a 18mila morti. Lo studio, però, dimostra anche che adottando misure intermittenti e associando le vaccinazioni ad un ritmo simile a quello attuale, allora i decessi scenderebbero a 27mila e si ridurrebbero i costi del sistema sanitario, senza un aggravamento sostanziale delle perdite socio-economiche. Secondo Giuseppe De Nicolao, uno degli autori dello studio, si salverebbero 14mila vite così. Tra gli autori c’è anche Raffaele Bruno, infettivologo che curò il paziente 1 di Codogno.



Nello studio si fa notare che la vaccinazione anti-Covid da sola non può controllare la rapida diffusione dell’infezione, per cui deve essere coordinata con le restrizioni fino al raggiungimento di una copertura sufficiente, tale da rendere il tasso di mortalità del Covid simile a quello dell’influenza stagionale.

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