Mentre arriva il via libera per i turisti stranieri che arrivano in Italia anche con certificato di avvenuta guarigione o avvenuta vaccinazione con un vaccino anti-Covid non autorizzato o non riconosciuto equivalente in Italia (ad esempio, il russo Sputnik), purché muniti di un test antigenico rapido o molecolare (validità rispettivamente di 48 ore e 72 ore), mentre insomma si riaprono le porte a una buona porzione dell’incoming extraeuropeo andata persa durante la pandemia, un nuovo allarme arriva da uno dei tanti segmenti che compongono la lunga filiera dell’industria del turismo.



“Il Governo sembra essersi dimenticato del mercato legato all’organizzazione di eventi e convegni”, lamenta Confindustria Alberghi. “Gli alberghi – dice Maria Carmela Colaiacovo, presidente dell’associazione – sono tra le location che ospitano l’organizzazione di meeting e congressi, ma le linee guida vigenti, anziché andare incontro alle esigenze degli operatori, rischiano di creare uno stato di caos tale da bloccare completamente l’attività. A tutt’oggi le strutture alberghiere devono affidarsi a un confronto tra l’organizzatore e le autorità sanitarie locali per individuare per ciascun evento il numero massimo dei partecipanti. Un aspetto che, in assenza di parametri oggettivi di riferimento, apre la strada ad una sorta di far west del settore”.



Le strutture alberghiere operanti sul mercato del Mice (meetings, incentives, conferences and exhibitions), insomma, sembrano destinate a soffrire ulteriormente a causa di un’ordinanza che, di fatto, rischia di mantenere bloccate le attività. “È necessario vengano individuati criteri chiari e oggettivi di valutazione per consentire la riapertura del settore – prosegue Colaiacovo – ed evitare di compromettere anche l’assegnazione dei congressi a livello internazionale, dove evidentemente non possiamo permetterci incertezze, pena la perdita di una domanda che altrimenti si dirotterà verso altre destinazioni”.



Ad esempio su Madrid, che per il terzo anno consecutivo s’è aggiudicata il titolo di “migliore destinazione Mice del mondo”, conquistando l’Oscar internazionale World Travel Awards, gli Oscar internazionali dell’industria del turismo. Non solo. L’anno scorso Madrid ha incassato anche il premio Best Mice destination nella seconda edizione dei World Mice Awards e il Leading Meetings & Conference Destination in Europe, ancora al WTA.

Ma perché proprio Madrid? Certo, il fascino della capitale spagnola è indiscutibile, e si può anche parlare del suo clima, dell’enogastronomia, del folclore. Ma non basta. In realtà, a spingere Madrid quale méta ideale per il segmento Mice (quasi il 14% del suo turismo complessivo) sono la qualità dell’offerta e la sua sicurezza, ma anche una stretta sinergia tra pubblico e privato, che offre innumerevoli facilitazioni per gli organizzatori di eventi e congressi. Una collaborazione fattuale che in Italia quasi sempre è scarsa, se non inesistente.

Madrid, comunque, non si adagia sui primati raggiunti, ma sta lavorando per un 2022 ancora più denso di risultati: 44 saloni internazionali già calendarizzati e una forte spinta alla sostenibilità (NH Hotel Group è stato recentemente premiato per l’uguaglianza di genere e il suo impegno generale per la sostenibilità in tutta la sua rete alberghiera), forte anche dell’inserimento nella top list mondiale delle città più interessanti per cultura, migliori condizioni di vita, “leisure and nighlife”, e appunto sostenibilità, redatta da Time Out magazine.

Nel frattempo, in Italia, se si vuole organizzare un qualsivoglia convegno, bisogna armarsi di tempo e pazienza e trattare con l’Asl locale sul numero di posti a sedere, le distanze, i controlli, le mascherine e via andare. Che ci sia in giro qualche bravo lobbista madrileno?

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