Possiamo prenderla sul ridere o tremendamente sul serio. Certo non mi ha convinto il sorriso preconfezionato della commissaria europea Hadja Lahbib (già annunciatrice televisiva e ministro degli Esteri belga) delegata alla parità, la preparazione e la gestione delle crisi quando ha confezionato un video per annunciare agli europei che bisogna stare pronti e che quindi tutti farebbero bene a prepararsi un “kit di sopravvivenza” almeno per le prime 72 ore di una potenziale crisi generale.
Essere pronti al peggio nel mondo non è certo una novità. Tutte le famiglie australiane da anni sono obbligate per legge ad avere in garage o già nella propria auto una valigia con un preciso elenco di articoli indispensabili in caso di evacuazione rapida. Là serve soprattutto in caso di incendio, quando prendono fuoco magari centinaia di chilometri di foresta e bisogna scappare, subito e senza perder tempo, anche perché nessuno ti aiuta se il vicino di casa più prossimo è ad un’ora di auto. Ma in Europa tutto sembra un pochino diverso.
Un kit che comunque servirebbe (anche se ben diverso) magari agli abitanti dei Campi Flegrei, visto i terremoti quotidiani e il rischio di evacuazione…
In realtà, l’annuncio della Lahbib sottintende che non si sa come gireranno politicamente le cose e che Putin prima o poi si deciderà ad invadere l’Europa. Se così fosse, però, non sarebbe proprio il suo kit a salvarci. Vorrebbe dire che la questione è tutta politica. Ma ci arriviamo, non temete.
Se invece facessimo finta di non conoscere i governanti europei, e dessimo credito alle loro parole, sarebbe evidente che la scorta è assolutamente inadeguata anche a far fronte a disastri ambientali “ordinari”.
Il kit, secondo la commissaria, starebbe infatti tutto in una borsetta, ma che dev’essere simile a quella di Mary Poppins, per farci star tutto! Anche perché è difficile generalizzare, visti i diversi scenari e i luoghi di residenza. Abitare in un alpeggio o in centro a Milano è leggermente diverso, e di conseguenza standardizzare il contenuto è piuttosto sciocco. Non trova, signora Lahbib?
Ma gli europei – ora ci dicono – devono essere “pronti a tutto” e quindi prepararsi a qualunque tipo di emergenza che sia climatica, sanitaria o bellica.
Certo è un po’ difficile stivare in una borsetta acqua e cibo per tre giorni, oltre a fiammiferi, accendino e fotocopia dei documenti di identità, non trovate? Vanno aggiunte ovviamente poi le medicine e il “coltellino svizzero multifunzionale” che deve aver fatto arrossire di gioia gli scudocrociati, visto che la Svizzera – ostinatamente neutrale, e quindi senza kit – non sta neppure in Europa (si annunciano produzioni di massa dell’attrezzo rosso che regolarmente ti sequestrano in aeroporto se te lo sei dimenticato in tasca o in una borsa).
Serve poi il mitico telefonino, con ricarica e cavi di alimentazione, oltre a una radio portatile per sapere le novità (qualcuno una ancora la radio?!). Un po’ meno indispensabile sembrerebbero invece le carte da gioco “per distrarsi”, mentre è raccomandato tenere pronto del denaro contante, perché le carte di credito potrebbero essere inutilizzabili. La Commissione stava puntando tutto sulla valuta elettronica; ci ha ripensato e ci avvisa così? Alla buon’ora…
Bando alle sceneggiate, dunque, e largo ai retropensieri. Si fa per dire, ovviamente. Ne basta uno.
Ed è legato al fatto che l’Unione Europea ha deciso di riarmarsi costi quel che costi, e per farlo – nonostante che tanti europei non siano d’accordo – ha bisogno di creare anche la psicosi del pericolo, dell’incombenza del disastro imminente, del rischio nucleare in agguato e dei cosacchi in arrivo sotto la Torre Eiffel, se non più in Piazza San Pietro.
Proprio come nelle dichiarazioni di Macron, tutto deve concorrere a creare la psicosi, con l’immagine di un “nemico” almeno potenziale senza il quale non avrebbe senso riarmarci. Quindi tutto è utile per giustificare investimenti enormi in campi “difensivi”, tutto serve per auto-giustificare l’ansia da invasione.
Difficile obiettare che i russi abbiano fatto ben pochi progressi in tre anni di guerra in Ucraina nonostante l’arruolamento di mercenari e nordcoreani: è il “clima” che conta. Ma state tranquilli. Ci pensa l’Ue, con l’assistenza della sconosciuta Hadja Lhbib e di Mary Poppins.
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