Il riarmo delle nazioni europee va visto come un potenziale enorme stimolo economico. Ma a date condizioni, qui sintetizzate.
Prima: sul piano della deterrenza è necessario conquistare la superiorità tecnologica contro qualsiasi possibile avversario perché senza di essa, o per lo meno la percezione di un costo offensivo troppo alto per un nemico, la spesa militare è inutile sul piano geopolitico.
Seconda: la guerra è in evoluzione e il vettore futuribile più probabile è la robotizzazione dei mezzi di difesa e offesa (senza i quali una difesa non ha deterrenza sufficiente) in terra, mare, spazio eso e cyber (nonché bio e psico). La spinta robotizzante, inoltre, è quella con impatto espansivo più forte sull’industria civile e sul contributo innovativo di questa a quella militare. Per esempio (americano): Internet ha origine militare (Gopher), poi diffusa a livello civile, ma ulteriormente innovata dalla ricerca civile, per esempio gli ipertesti.
Terza: i codici Nato per la spesa militare utile all’alleanza non sono necessariamente tutti adeguati alla futurizzazione con scopi di superiorità tecnologica. Andrebbero controllati e negoziati con questo criterio da europei e americani. Un esempio: per intercettare un ipermissile ora in sperimentazione dalla Russia, fortunatamente ostacolata al momento dalla disponibilità di metalli resistenti a velocità prossime ai 10mila km/h, c’è bisogno di una tecnologia antimissile super che dovrebbe essere condivisa a livello Nato.
Quarta: mezzi tradizionali come navi di superficie, mezzi corazzati, ecc., sono vulnerabili a colpi sia dall’orbita, sia da droni con costo immensamente inferiore: è un nuovo livello dello scudo che implica studi sul potenziamento degli scudi stessi e delle lance. Certamente implica studi sul dominio dell’orbita, nel breve, e su basi spaziali dietro l’orbita, nel lungo. Nonché di sistemi di interferenza elettronica contro proiettili intelligenti da remoto, nel brevissimo.
Quinta: il riarmo degli europei seguirà un modello non confederale, ma di aumento dell’alleanza tra nazioni. Tale mossa è realistica, ma implica che ogni nazione istituisca un centro di ricerca militare-civile aperto alla collaborazione con gli altri europei e oltre, per esempio G7, con standard comuni. Forza armata europea? L’esperienza di interoperabilità Nato permette a forze nazionali di integrarsi su specifiche operazioni: in sostanza, c’è già.
Sesta: difesa contro chi? Secondo me è oggetto di studio portare la deterrenza europea a livello globale entro un rafforzamento dell’alleanza G7, utile anche per la copertura di sicurezza dell’export commerciale europeo (italiano e tedesco in particolare), nipponico, britannico e canadese.
Settima: negoziare con l’America l’aumento della capacità militare globale degli europei in cambio di una minore pressione statunitense sui dazi: Ue e America da sole sono piccole, ma se trovano un riequilibrio sono massima potenza mondiale e quindi pilastro finanziario globale.
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