Un farmaco potrebbe aumentare in maniera significativa il tasso di sopravvivenza di chi ha un cancro al seno. Si tratta di ribociclib, dalla cui sperimentazione è emerso che riduce del 25% il rischio di recidiva della forma più comune, se usato con la terapia ormonale standard, piuttosto che con la sola terapia ormonale, dopo i trattamenti tradizionali. Migliaia di donne potrebbero beneficiare, dunque, di un medicinale di successo che le può aiutare a vivere più a lungo e a ridurre di un quarto il rischio di ritorno della malattia. I risultati di questa ricerca, definita “molto promettente“, sono stati presentati al meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (Asco), la più grande conferenza mondiale sul cancro. Questo farmaco potrebbe cambiare le carte in tavola.



Il ribociclib, infatti, ha già mostrato benefici in termini di sopravvivenza in pazienti affette da cancro al seno la cui malattia si è diffusa. Ma nel nuovo studio, gli scienziati hanno scoperto che può anche aumentare i benefici per le pazienti con malattia in stadio molto più precoce, comprese quelle con cancro non ancora diffuso ai linfonodi. I dati hanno entusiasmato ricercatori e oncologi presenti al meeting annuale dell’Asco a Chicago perché i dati suggeriscono che il farmaco, noto anche come Kisqali, potrebbe scongiurare la minaccia del ritorno del cancro in un’ampia popolazione. Come funziona questo farmaco contro il cancro al seno? Ribociclib, come riportato dal Guardian, è una terapia mirata chiamata inibitore di piccole molecole. Agisce colpendo le proteine presenti nelle cellule del cancro al seno chiamate CDK4 e CDK6, che modulano la crescita cellulare, compresa quella delle cellule tumorali.



RIBOCICLIB IMPORTANTE IN FASE PRECOCE E CONTRO RECIDIVA

Il farmaco è già stato approvato dalle autorità di regolamentazione, anche nel Regno Unito e negli Stati Uniti, per il trattamento del cancro al seno che si è diffuso in altre parti del corpo. Ma il trattamento in fase precoce, quando i tumori possono ancora essere asportati chirurgicamente, rappresenta una svolta molto più importante per l’enorme numero di pazienti che potrebbe aiutare. Le pazienti affette da tumore al seno vengono generalmente sottoposte a intervento chirurgico e a chemioterapia o radioterapia prima di assumere farmaci ormonali bloccanti per cercare di arrestare la recidiva della malattia. Aggiungendo ribociclib alla terapia ormonale si ha un “miglioramento significativo” dei tempi di sopravvivenza libera da malattia per le pazienti affette da tumore al seno in fase iniziale positivo ai recettori ormonali e HER2-negativo. Si tratta del sottotipo più comune della malattia e rappresenta quasi il 70% di tutti i casi di cancro al seno negli Stati Uniti.



Attualmente i trattamenti mirati approvati possono essere utilizzati solo in una piccola popolazione di pazienti con diagnosi di tumore al seno precoce positivo ai recettori ormonali e HER2-negativo, lasciando molte di loro senza un’opzione terapeutica efficace per ridurre il rischio di recidiva del tumore“, dichiara il dottor Dennis Slamon, direttore della ricerca clinica e traslazionale presso il Jonsson Comprehensive Cancer Center dell’UCLA a Los Angeles, autore principale dello studio. Circa un terzo delle persone con cancro al seno al secondo stadio, positiva per i recettori ormonali e negativa per l’HER2, è vittima di una recidiva dopo il trattamento standard e più della metà delle persone con malattia al terzo stadio vedrà il ritorno del cancro, aggiunge il medico. “Esiste quindi una significativa esigenza non soddisfatta di ridurre il rischio di recidiva e di fornire un’opzione terapeutica tollerabile che mantenga le pazienti libere dal cancro senza sconvolgere la loro vita quotidiana“.

I DETTAGLI DELLO STUDIO SU RIBOCICLIB

Lo studio ha coinvolto 5.101 pazienti a cui è stato somministrato ribociclib per tre anni insieme a cinque anni di terapia ormonale oppure la sola terapia ormonale. Dopo tre anni, il 90,4% delle pazienti che assumevano ribociclib era libero dalla malattia, rispetto all’87,1% del gruppo che assumeva la sola terapia ormonale. Secondo i ricercatori, ribociclib ha anche mostrato risultati più favorevoli in termini di sopravvivenza globale, sopravvivenza libera da recidiva e sopravvivenza libera da malattia a distanza. La combinazione di ribociclib e terapia ormonale potrebbe rappresentare una nuova opzione terapeutica per le persone affette da questo tipo di tumore al seno in fase iniziale, riducendo il rischio di recidiva e migliorando la sopravvivenza. “Anche se in fase iniziale, questi risultati sono molto promettenti e suggeriscono che ci sarà un ruolo per ribociclib in fase adiuvante per il cancro al seno positivo ai recettori ormonali e HER2-negativo al secondo stadio o superiore“, ha dichiarato, come riportato dal Guardian, la dottoressa Rita Nanda, esperta Asco di Chicago, non coinvolta nello studio. “Questo trattamento deve ora essere rapidamente presentato per l’autorizzazione e valutato per l’uso nel Servizio Sanitario Nazionale, in modo che questo gruppo di pazienti affette da tumore al seno primario abbia la possibilità di beneficiarne il prima possibile“, l’esortazione della dottoressa Kotryna Temcinaite, responsabile della comunicazione della ricerca di Breast Cancer Now.