TIMMERMANS-GATE, IL SECONDO CAPITOLO: DOPO LA GERMANIA ANCHE LA SVEZIA “DENUNCIA” LA COMMISSIONE UE

Dopo la Germania e l’Italia ora anche la Svezia mette in luce alcune pressioni e presunti ricatti messi sul tavolo dal vicepresidente della Commissione Ue – e responsabile del Green Deal – Frans Timmermans: negli scorsi giorni era stata la deputata tedesca del Ppe Christine Schneider a raccontare di aver ricevuto pesanti pressioni dopo aver abbandonato il tavolo delle trattative sulla “Nature restoration Law”, la cosiddetta legge pro-natura entro il 2050.



Timmermans su quel progetto si gioca tutto e ad un solo anno dalle Europee inizia a scricchiolare sempre più la “maggioranza Ursula” tra popolari, socialisti e liberali, proprio sui temi green: come dicevamo, dopo Berlino e dopo la denuncia di Pietro Fiocchi (eurodeputato FdI e membro della Commissione Ambiente), gli attacchi al commissario olandese si fanno sempre più insistenti: secondo la parlamentare Ue dei liberali di Svezia, Emma Wiesner – anche lei nella medesima commissione in Parlamento Ue – ha denunciato sulla stampa i risvolti sugli incontri individuali con i legislatori dell’Unione Europea per coinvolgerli nelle proposte della Commissione Ue per il taglio dei pesticidi e il ripristino della natura. Come riporta oggi “La Verità” sulla denuncia in arrivo da Stoccolma, la Wiesner avrebbe spiegato che quegli incontri «avevano lo scopo di convincerli a votare a favore della legge», definendo quella mossa «gioco sporco della Commissione».



CAOS SULLA LEGGE NATURA UE DI TIMMERMANS: IL RINVIO IN PARLAMENTO

Ancor più netto il passaggio quando la europarlamentare svedese accusa Timmermans in quegli incontri in quanto «esulano dal ruolo di funzionario pubblico della Commissione. Decisione senza precedenti e poco professionale». Nel corso di quei colloqui, prosegue Wiesner, i membri del gabinetto avrebbero minacciato «di trattenere la nuova proposta di tecniche genomiche (Ngt) se non si uniranno alla Sur e alla Nrl». È ancora l’europarlamentare a ribadire che la Commissione Ue «dovrebbe fare i compiti e presentare una legislazione valida piuttosto che ricorrere a tecniche di ricatto».



Secondo Wiesner, Timmermans e soci preferirebbero puntare “rapidamente” sulla legge green piuttosto che “correttamente”: Berlino, Roma e ora anche Stoccolma, il cerchio sul vicepresidente della Commissione Ue si stringe sempre più con modi e tecniche non ritenute ormai più accettate da molti. Si tratterebbe di un vero e proprio “sistema Timmermans” destinato probabilmente a sconvolgere i mesi già intricati della campagna elettorale in vista delle Elezioni Europee 2024. Occorre infatti ricordare cosa diceva solo qualche giorno fa la membro PPE tedesca Schneider nei confronti del collega socialista e filo-ambientalista: «hanno provato a ricattarmi dicendo “Ok, se non voterete a favore della legge Natura, il Ppe non otterrà più iniziative legislative che sono importanti per voi in questo periodo”». Inevitabili le prime ripercussioni anche in Aula per la legge green sulla natura, visto quanto sta emergendo dai tavoli di lavoro: lo scorso 15 giugno a seguito della forte spaccatura dentro la maggioranza della Commissione Ue, il voto finale sul ‘Nature restoration Law’ è slittato a fine mese: dopo la bocciatura nelle commissioni Agricoltura e Pesca, la commissione Ambiente del Parlamento Europeo è costretta a sospendere il voto su questo provvedimento fino al 27 giugno. «Nel voto in commissione Ambiente sulla legge sul ripristino della natura si è assistito ai titoli di coda della cosiddetta ‘maggioranza Ursula», è il commento degli europarlamentari della Lega Marco Zanni, presidente gruppo Id, e Marco Campomenosi, capo delegazione del Carroccio.