Chi è Riccardo Chailly, direttore della Prima alla Scala di Milano

Riccardo Chailly è il direttore dell’opera “Boris Godunov” di Modest Musorgskij in programma alla Prima alla Scala di Milano. Direttore musicale del Teatro alla Scala dal gennaio 2017, dal 2015 ricopre anche il ruolo di Direttore principale della Filarmonica della Scala e nel 2021 è stato riconfermato alla guida dell’Orchestra del Festival di Lucerna. Nato a Milano, dopo aver completato gli studi presso i Conservatori di Perugia, Roma e Milano, ha proseguito la sua formazione musicale e accademica presso l’Accademia Chigiana di Siena ai corsi di Franco Ferrara. Dal 1980 al 1988 diventa Direttore musicale della RadioSymphonie-Orchester di Berlino e successivamente ricopre il ruolo di carica di Direttore principale dell’Orchestra del Royal Concertgebouw di Amsterdam. Non solo, contemporaneamente è Direttore musicale del Teatro Comunale di Bologna e dell’Orchestra Sinfonica Giuseppe Verdi di Milano.



Roberto Chailly dal 2016 è Direttore musicale dell’Orchestra del Festival di Lucerna per poi diventare dal 2017 anche Direttore musicale del Teatro alla Scala dove ha portato in scena le grandi opere di Giacomo Puccini, Verdi, Rossini, Donizetti e Giordano. Nel 2021 ha diretto Salome di Richard Strauss e il dittico Die sieben Todsünden e Mahagonny Songspiel di Kurt Weill a teatro vuoto vista la pandemia.



Riccardo Chailly: “la musica operistica italiana va oltre il concetto di melodramma”

Roberto Chailly, il direttore musicale della Scala e dell’Orchestra del Festival di Lucerna, nonostante la fama mondiale ha sempre preferito vivere una vita discreta e lontana dai riflettori. “Il silenzio è una conquista e la mia è una solitudine costruttiva. Lo tenga presente. In una società così rumorosa il silenzio aiuta a riflettere. Una conquista faticosa, significa opporsi al sistema globale. Mi aiuta a concentrami nello studio. I silenzi sono parte integrante della musica, pensi alle cesure di Mahler. Se le comprendi affronti i grandi capolavori. Gli eventi della vita” – ha raccontato dalle pagine del Corriere della Sera.



Tantissimi gli incarichi da direttore per Roberto Chailly durante la sua lunga e straordinaria carriera, anche se la Scala di Milano rappresenta l’Italia per lui. “E’ sempre stata simbolo di italianità. Oggi in maniera imprescindibile. Vi ho debuttato nel 1978 con I Masnadieri di Verdi, avevo 25 anni e da cinque ero assistente di Claudio Abbado. Adesso ne ricopro lo stesso ruolo e porto avanti una tradizione. Il suono dell’orchestra scaligera è unico. Le continue incisioni discografiche confermano. Puccini e Verdi i capisaldi. Un successo i concerti scaligeri di cori verdiani nel giugno scorso, incisi live per Decca e proposti anche la scorsa settimana al Festival di Orange. Pubblico entusiasta”. Infine parlando della musica operistica italiana ha precisato: “è andata oltre il concetto di melodramma. La Scala in tournée rappresenta la voce dell’Italia. Fa conoscere le radici della nostra cultura. Mai dimenticarlo”.