Non solo Notre Dame de Paris, Musical che da anni conquista un successo dopo l’altro, perché nel cuore di Riccardo Cocciante c’è anche il Festival di Sanremo. Nè come concorrente, né come presentatore ma come direttore artistico, come confessato in un’intervista a Rollingstone.it, la stessa in cui ha svelato qual è la sua canzone alla quale è più affezionato. “Ho sempre amato moltissimo Quando finisce un amore, sono affezionato a questo brano più di tutti gli altri. – ha ammesso l’artista, per poi spiegarne il perché – Lo trovo sincero, diverso come tipologia, costruzione e fraseggio. Sento moltissimo anche l’argomento: la disperazione di un distacco. Perché in fondo è ispirata da una maniera.” ha concluso. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Riccardo Cocciante e il successo nella musica e al teatro
Riccardo Cocciante tra i protagonisti della nuova puntata di “Techetechetè“, il programma di video-frammenti in onda nella fascia pre-serale di Raiuno. Oggi, giovedì 6 agosto 2020, appuntamento con la grande musica italiana dei cantautori e tra questi poteva mai mancare il grandissimo Cocciante? Il cantautore, compositore e musicista italiano naturalizzato francese è uno degli più acclamati e conosciuti in Europa grazie al successo di canzoni senza tempo: da “Quando finisce un amore” a “Bella senz’anima”, da “Margherita” fino a “Se stiamo insieme” con cui ha trionfato al Festival di Sanremo del 1991. L’ex coach di The voice of Italy si è fatto però conoscere e apprezzare anche come compositore di opere popolari portando in scena “Notre-Dame de Paris”, la storia di Quasimodo che ha battuto ogni record con protagonisti nella prima versione Giò Di Tonno e Lola Ponce. Attenzione però a chiamare la sua opera “Notre Dame de Paris” un’opera di stampo politico visto che, dalle pagine di Rolling Stone in un’intervista (data 30 luglio 2019) ha precisato: “no, rifiuto il fatto politico. È un’opera, semmai, con una storia d’amore e un fatto sociale. In Notre-Dame de Paris vediamo la differenza umana. Ogni personaggio combatte con la sua diversità e con la difficoltà di inserirsi nella società. Quasimodo, poi, è il diverso del diverso: lui, deforme, non può sperare di avere un contatto con Esmeralda. E quindi con il mondo”. I personaggi di Notre-Dame sono la rappresentazione chiara del mondo in cui viviamo oggi come racconta Cocciante: “Frollo è diverso perché è un prete che cade nella trappola dell’amore, Esmeralda è diversa perché è una zingara. In fondo rappresenta lo straniero che vive in una città”.
Riccardo Cocciante: “Sanremo? Tornerei come direttore artistico”
Lo stesso Riccardo Cocciante non ha alcun dubbio su come ancora oggi non sia cambiato ancora nulla: “il mondo combatte da sempre queste diversità, dal tempo dei romani. Il problema dell’inserimento di un’altra razza, etnia, religione c’è da sempre. E rimarrà sempre. Dobbiamo viverla questa realtà, ma non possiamo cambiarla facilmente: il mondo si sta mescolando sempre più e la problematica diventa più aspra, acuta”. Artista di rara sensibilità e talento non ama replicarsi mai in quello che fa come quando a Sanremo nel 1991 ha vinto e in conferenza stampa ha dichiarato che non ci avrebbe mai più messo piede. “Se faccio un’esperienza non amo ripeterla per non entrare in un sistema. Il sistema mi corrode” – ha precisato Cocciante che alcuni anni fa è stato coach di The voice of Italy, un’esperienza che ricorda così: “interessante, ma ne ho sofferto molto nell’eliminare artisti bravi. A ogni modo rifare il programma sarebbe stato un errore, un ripetersi. Anche nei miei dischi è così e Notre-Dame è proprio la svolta per non continuare a essere sempre un cantante che, ogni due anni, deve fare un album”. Cocciante non ci sta, infatti, a rientrare in quelle “logiche di mercato”: “dopo un po’ di album si entra nel sistema di farli per contratto, per la casa discografica. Ora sono libero: posso fare un disco o qualche altra cosa”. Pur non tornando in gara a Sanremo però Cocciante non nasconde che sarebbe pronto a fare il direttore artistico: “posso scegliere artisti, questo sì. So dare giudizi e lavorare con i cantanti, ma non so presentare. Anche sul palco, quando mi esibisco, mi limito a cantare, parlo pochissimo. Quindi accetterei solo se dovessi fare unicamente il direttore artistico”.