Riccardo Cocciante si racconta spiegando a Domenica in la funzione che la musica ha avuto nel suo percorso professionale. “Quando ero un po’ più giovane non comunico con le persone, non riuscivo, il canto – ammette l’artista – era il solo modo che avevo”. Proprio per questo, soggiunge il cantante nel salotto di Mara Venier, “ogni canzone per me è un viaggio, entro in una specie di momento e mi scopro bene”. Riccardo Cocciante ripercorre poi l’avventura a The Voice Italia 2013, quando il suo intuito l’ha condotto a puntare su una delle voci più interessanti di quella edizione, Elhaida Dani, vincitrice della stagione: “lei ha fatto Esmeralda in francese, è albanese e ha dovuto imparare a parlare e cantare in francese”. Cocciante ha scelto la vincitrice di The Voice 2013 per il ruolo di Esmeralda, per il suo spettacolo dal titolo “Notre Dame de Paris”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
“NON MI REPUTO UN CANTANTE CON…”
Riccardo Cocciante dà il via alla sua intervista a Domenica In esibendosi al pianoforte: “Non scrivo bene musica, non leggo musica e non suono così bene il pianoforte – spiega l’artista nel salotto di Mara Venier – Non mi reputo un cantante con la C maiuscola, ma mi esprimo”. A dispetto delle sue parole, la sua carriera è stata costellata da numerosissimi successi, come la vittoria, nel 1991, sul palco del Festival di Sanremo: “Fu un Sanremo difficile – spiega il celebre artista nell’intervista concessa su Rai 1 – c’era Renato Zero. Marco Masini. Se Stiamo insieme non era una canzone Sanremese, perché c’è un inizio lunghissimo. Ma sono ancora più fiero che abbia vinto, perché non ho voluto fare una canzonane commerciale, come sempre”. E mentre alcune canzoni ripercorrono i suoi successi, il pubblico lo acclama: “Devo dire grazie a loro”. (Agg. di Fabiola Iuliano)
OSPITE A DOMENICA IN
Riccardo Cocciante sarà ospite oggi, 22 settembre 2019, della nuova puntata di Domenica In: il cantautore e compositore nato a Saigon si racconterà ai microfoni di Mara Venier tra passato, presente e futuro. Tra i più grandi musicisti del panorama italiano, il 73enne ha scritto la storia con brani del calibro di Bella senz’anima, Margherita e Se stiamo insieme, senza dimenticare l’iconica Quando finisce un amore. Reduce dall’esperienza da giudice al talent show The Voice, Cocciante ha da poco iniziato il tour con Notre-Dame de Paris: la prima tappa a Pescara lo scorso 13 settembre, uno spettacolo che ha avuto successo in tutto il mondo e che continua a stupire per originalità e qualità. Proprio di Notre dame e del terribile incendio di cinque mesi fa ha parlato l’artista in una recente intervista a Repubblica: «Andava a fuoco un simbolo. Notre Dame è l’Europa. È la cattedrale che ha ispirato la più grande opera sulla diversità umana. Il tema dello straniero ci accompagnerà sempre. La via alla mescolanza è oscura e complicata, ma è inevitabile».
RICCARDO COCCIANTE: “NOTRE DAME, UN’OPERA D’AMORE E UN FATTO SOCIALE”
Il suo Notre-Dame de Paris ha come protagonisti Giò Di Tonno, Graziano Galatone, Matteo Setti, Vittorio Matteucci e la new entry Elhaida Dani, sua “allieva” a The Voice. Ecco le parole di Riccardo Cocciante in una recente intervista ai microfoni di Rolling Stones: «Un’opera politica? No, rifiuto il fatto politico. È un’opera, semmai, con una storia d’amore e un fatto sociale. In Notre-Dame de Paris vediamo la differenza umana. Ogni personaggio combatte con la sua diversità e con la difficoltà di inserirsi nella società. Quasimodo, poi, è il diverso del diverso: lui, deforme, non può sperare di avere un contatto con Esmeralda. E quindi con il mondo». Poi, sugli altri personaggi dello spettacolo: «Frollo è diverso perché è un prete che cade nella trappola dell’amore, Esmeralda è diversa perché è una zingara. In fondo rappresenta lo straniero che vive in una città».
RICCARDO COCCIANTE: “SANREMO? SI’, MA COME DIRETTORE ARTISTICO”
Notre-Dame de Paris ma non solo, Riccardo Cocciante si è soffermato anche sui progetti futuri, non chiudendo la porta al Festival di Sanremo, sebbene con un ruolo diverso da quello rivestito nelle ultime due edizioni dal collega Claudio Baglioni: «No, non mi sento un presentatore. Posso scegliere artisti, questo sì. So dare giudizi e lavorare con i cantanti, ma non so presentare. Anche sul palco, quando mi esibisco, mi limito a cantare, parlo pochissimo. Quindi accetterei solo se dovessi fare unicamente il direttore artistico». Poi, una battuta sulla musica di oggi: «Dipende dai Paesi, ma la tendenza è il rap. Poteva essere interessante all’inizio, ma adesso sembra sia diventato un sistema. Tutti vanno dietro alla modalità del rap – che ha bei testi – dimenticando che la musica esiste. C’è poca musica, ma aspetto qualcuno che mi stupisca. Non è giusto solo rap».