DALLA LIGURIA ALL’UMBRIA, IL RECUPERO DEL CENTRODESTRA: PER IL CAPOGRUPPO LEGA MOLINARI LA VITTORIA ARRIVERÀ

Lo dice Riccardo Molinari della Lega, lo ribadiscono anche i parlamentari di Forza Italia e permane la speranza anche per Fratelli d’Italia della Premier Meloni: a meno di due settimane dalle Elezioni Regionali in Emilia Romagna e Umbria, il Centrodestra sogna la clamorosa rimonta come avvenuto in Liguria con la vittoria al fotofinish di Marco Bucci. I sondaggi nazionali danno Lega, FdI e Forza Italia tutti in crescita e il “boost” del trionfo ligure potrebbe essere indicativo quantomeno in Umbria dove il vantaggio iniziale delle Governatrice Donatella Tesei sembra reggere dopo che nei mesi passati il “campo largo” a sostegno di Stefania Proietti sembrava indirizzato verso il 3-0 finale sulle Regionali, compreso i risultati di Emilia Romagna e Liguria.



Intervistato dal “Tempo” è il capogruppo leghista alla Camera Molinari a parlare direttamente di una vittoria possibile del Centrodestra in Umbria (discorso più complesso in Emilia Romagna dove storicamente ha sempre vinto la sinistra), con Tesei – esponente della Lega – a tirare la volata: «ce la giochiamo alla grande, partivamo in svantaggio come in Liguria e sappiamo come è andata a finire». Secondo Molinari la crescita della Lega all’interno della coalizione ha fatto la differenza in Liguria e si augura possa avvenire lo stesso, se non di più in Umbria dove la candidata Presidente è appartenente al partito di Matteo Salvini: sembrava avanti Proietti, invece ci sarà partita con un leggero vantaggio per Tesei, «ha concreta possibilità di vincere», sentenzia Molinari che rivendica la scelta fatta dall’intero Centrodestra di ricandidare i profili uscenti nelle Regionali, evitando l’errore commesso in Sardegna con il cambio in corsa che ha portato alla vittoria di misura del Centrosinistra (l’unico nelle 13 Regionali da quando è nato il Governo Meloni).



NON SOLO “CANDIDATI USCENTI”: LA LEGA PUNTA AD UNA REGIONE DEL SUD, ECCO COSA CHIEDE RICCARDO MOLINARI

Per il capogruppo della Lega a Montecitorio però il fronte delle Elezioni Regionali non si ferma ovviamente al 2024 ma inizia ad allargare l’orizzonte verso i prossimi voti del 2025 con Veneto e soprattutto Campania che già agitano i partiti a livello locale per organizzare le coalizioni adatte a sconfiggere gli avversari. Secondo Riccardo Molinari la Lega dve confermarsi partito a vocazione nazionale, sebbene sia naturale una solidità maggiore nel Nord Italia. Questo però non deve essere a discapito della regola interna alla coalizione di riconfermare tutti i Presidenti uscenti: ergo, la richiesta del Carroccio su avere potenziali candidati nel Sud nasce in quelle Regioni dove il Centrodestra non ha già il controllo della giunta uscente (ovvero nel Mezzogiorno, Puglia e Campania).



Sarebbe innaturale, dice Molinari, se venisse impedito alla Lega di avere un proprio candidato Presidente alle Regionali nel Sud, così come nel resto del Paese: certo, restano le difficoltà del partito di raccogliere più preferenze nel Mezzogiorno e non interverranno fattori “esterni” come la candidatura di Vannacci alle ultime Europee che ha raccolto preferenze anche nei colleghi del centro-Sud. Secondo Molinari però il discorso del generale eletto europarlamentare andrebbe rivisto con più imparzialità, dato che i maggiori voti li ha comunque presi nei territori dove la Lega era già più forte e strutturata: come ha spiegato sempre al “Tempo” il presidente dei Deputati leghisti, Vannacci è stato un ottimo candidato e ha preso tantissimi voti ma ha beneficiato «lui per primo del consenso e della struttura del partito». Capitolo finale dedicato alle difficoltà che il Centrodestra e in particolare la Lega registra nelle grandi città, come dimostra il ko di Bucci nella “sua” Genova nonostante la vittoria complessiva alle Regionali: per Molinari molto si spiega con la difficoltà della destra di avvicinarsi ai temi dei “grandi centri”, molto più appannaggio della sinistra che riesce a parlare con “le ZTL”, in quanto «sono più distanti dal popolo degli sconfitti della globalizzazione e del ceto medio sotto disagio». La Lega riesce a parlare meglio con questo elettorato impoverito e scoraggiato, rispetto alla sinistra: simile è il discorso con altri partiti identitaria, come del resto anche i Repubblicani di Trump negli Usa, «siamo più forti quando ci si allontana dai grandi centri».