Il direttore d’orchestra Riccardo Muti, attualmente impegnato in un tour europeo con la sua orchestra di ‘cherubini’, è stato direttore della Chicago Symphony Orchestra dal 2010 al 2023, quando ha assunto il ruolo di direttore emerito. In un’intervista con il Corriere della Sera ha parlato del suo tour, che attraversa in questi giorni Torino, Milano e Roma, ma anche di come lui concepisca le opere che decide di rappresentare, ormai schiacciate e deturpate da una galoppante ‘cancel culture‘.
Riccardo Muti, infatti, che si oppone fermamente a questa pratica, sottolinea che “fui seccato quanto cambiarono alcune parole del libretto, alla Scala, al Met, alla Lyric Opera di Chicago. Io non cambio nulla”, sostiene con decisione, perché “la storia non si cambia. Sbianchettando le parole non si aiutano i giovani“. Porta, in particolare, l’esempio del “giudice bianco che dice a Ulrica ‘all’immondo sangue dei neri‘, una frase pensante, ma l’opera si svolge a Boston, dove esiste un dato sociale e storico. Verdi era aperto”, ricorca Riccardo Muti, “mette in bocca quella frase a un bianco, che fa quella figuda. Accusa lui, non Ulrica”. Ma nella sua battaglia, sostiene, non è solo, perché “c’è gente intelligente che vorrebbe superare il fossato della cancel culture” e lui si dice convinto di non voler “vivere in un mondo in cui bisogna stare attenti a parole dette con semplicità che diventano colpi di cannone”.
Riccardo Muti: “Oggi l’opera è confusa, i giovani non sono autorevoli”
Complessivamente, secondo Riccardo Muti, questo periodo storico rappresenta “un momento in cui l’opera è confusa. Una sera si fa una regia tradizionale e banale, vuota e stupida; la sera dopo una provocazione che è un insulto alla musica. I giovani direttori”, ragiona dall’altro della sua comprovata esperienza, “non hanno l’autorevolezza e la conoscenza per quella quello che Strehler auspicava: il lavorare insieme”. Il modo per uscire da questo circolo, secondo Riccardo Muti è semplicemente “lavorare, lavorare e lavorare, sapendo che il mondo dei suoni non si potrà mai possedere”, pur riconoscendo che “ci sono giovani seri” e che potrebbero, con grande impegno e dedizione, fare strada.