Il maestro Riccardo Muti è tra i più apprezzati e famosi al mondo. Una vita dedita allo studio e alla musica che l’ha portato a dirigere le più grandi orchestre del mondo. Nato a Napoli, la svolta nella vita artistica del maestro arriva nella città di Firenze come ha raccontato in una intervista rilasciata a Flaminia Bussotti e Giovanni di Lorenzo pubblicata sul Die Zeit. “Firenze è la città in cui tutto ha avuto inizio” – ha confessato il maestro Riccardo Muti – “I miei figli sono nati lì”. Tante e diverse le città in Italia e nel mondo a cui è legato per diversi motivi. A rivelarlo è proprio il direttore d’orchestra che a Londra ha dato il via alla sua carriera internazionale. Poi c’è stata Philadelphia con la prima grande orchestra americana, mentre Berlino è uno di quei luoghi che l’hanno accompagnato a lungo, in particolare nel periodo di Karajan. Impossibile non menzionare anche Salisburgo, anche se dovendo scegliere un luogo, Muti non ha dubbi: “la Filarmonica di Vienna è l’orchestra della mia vita”.
Oggi Riccardo Muti suona con la Chicago Symphony Orchestra, ma è consapevole che tante cose sono cambiate. “La musica classica di oggi, invece, è molto razionale, si affida a nuove armonie e combinazioni sonore, all’uso sempre più complesso delle percussioni” – ha detto il direttore d’orchestra.
Riccardo Muti: “L’Italia è il Paese del belcanto”
Nonostante tutto però Riccardo Muti non ha alcun dubbi nel riconoscere l’Italia come il paese del belcanto. Dopo tantissimi anni di gloriosa in carriera in giro per il mondo, il direttore d’orchestra oggi è consapevole che tante cose sono cambiate. Come quando dal pagine del Corriere della Sera, Muti ha rivolto delle frasi critiche a Riccardo Chailly, direttore musical del Teatro La Scala. “La direzione d’orchestra è diventata una professione di comodo.” – le parole di Muti che sulle nuove leve disse – “oggi molti direttori d’orchestra usano il podio per gesticolazioni eccessive, cercando di colpire un pubblico più incline a ciò che vede e meno a ciò che sente”.
Infine il maestro e direttore d’orchestra parlando della vita ha messo: “mi sono stanco. Questo è un mondo che non riconosco più e non posso pretendere che si adatti a me”. Pensando alla morte ha le idee molto chiare: “ai miei funerali non voglio applausi. Sono cresciuto in un mondo in cui a funerali c’era un silenzio terrificante. Quando sarà il mio turno, vorrei silenzio assoluto”.