Le comunità energetiche per dare impulso all’uso delle rinnovabili, ma anche attenzione al lavoro e ai bisogni delle famiglie. Su questa linea la Regione Lombardia dovrà continuare, facendo tesoro dei provvedimenti che sono stati presi nella scorsa legislatura.

Lo spiega Riccardo Pase, che è stato presidente della VI commissione permanente Ambiente e protezione civile e che ora si ripresenta alle elezioni del 12 e 13 febbraio ed è capolista nelle file Lega nella circoscrizione Milano e provincia.



Lavoro e famiglia: c’è una crisi economica che incide sulle famiglie, perché devono sobbarcarsi molti costi in più. E spesso per loro manca il lavoro o non è retribuito in modo adeguato. Riccardo Pase, su questo punto che cosa avete in mente di fare?

Oggi avere un figlio è la seconda causa di povertà. Deve diventare una risorsa, un’opportunità. Avere un figlio deve essere considerato un bene collettivo per tutta la società, che su questo dovrebbe investire di più. Dobbiamo intervenire e lo dobbiamo fare intanto creando lavoro e aprendo cantieri, ma anche cambiando approccio: c’è una richiesta a livello nazionale di oltre un milione e mezzo di posti di lavoro formati, un buon quinto sarà in Lombardia, che oggi mancano completamente. La Lombardia ha un’imprenditorialità che vuole crescere anche nel settore ambientale.



C’è quindi tutto il tema della formazione: per risolvere il problema della disoccupazione puntate sulla formazione?

Bisogna agire su due piani. Uno è sicuramente la formazione, che in Lombardia è migliore di quella che fa lo Stato, per immettere sul mercato persone che possano rispondere ai profili chiesti dalle aziende. Poi abbiamo una burocrazia che sta rallentando lo sviluppo. Oggi per fare un impianto di geotermia ci vogliono due anni, con due autorizzazioni distinte: una per il pozzo di prelievo, una per la restituzione dell’acqua. Lo sviluppo sostenibile deve esserlo dal punto di vista ambientale, ma anche economico e sociale. Non posso chiedere a qualcuno di arrivare a un’asticella che non è in grado di raggiungere, perché lo perdo sotto il profilo economico e sociale. Quando parliamo di green è importante sottolineare anche l’aspetto culturale: bisogna entrare nelle scuole, nelle associazioni, nelle famiglie. Se faccio una legge che la gente non comprende, non vado da nessuna parte.



Oltre al lavoro, Riccardo Pase, il sostegno alle famiglie come si concretizza? Nella sanità, ad esempio, gli ultimi anni hanno spinto a rivedere il tipo di servizi da garantire alle persone: cosa bisogna fare in questo senso?

La famiglia è il nucleo più importante della società. Non saremmo mai in grado di gestire i costi sociali ed economici se non ci fossero le famiglie: oggi sono veramente la sussidiarietà allo stato puro. Dobbiamo aiutare quelle in difficoltà, ad esempio quelle che hanno malati in casa. Regione Lombardia ha fatto la nuova legge sui caregiver. Puntiamo sulla telemedicina perché il malato resti a casa con la propria famiglia e venga curato lì grazie a medici e specialisti.

Volete potenziare l’assistenza domiciliare?

Lo stiamo già facendo. L’aspetto sanitario della malattia è quasi sempre accompagnato a quello sociale: se ho una persona fragile nella mia famiglia tutta la famiglia diventa fragile e va accompagnata. La Regione e lo Stato devono aggiungere quello che manca alle energie e alle risorse messe in campo dalle famiglie e dalla società.

Riccardo Pase, nella scorsa legislatura avete puntato sulle comunità energetiche per sviluppare le energie rinnovabili: come funzionano e come verranno sviluppate?

Regione Lombardia ha fatto una propria legge a supporto delle comunità energetiche, il cui scopo è la condivisione di energia: produco energia e quella che non uso in questo momento la usa il mio vicino di casa o l’azienda accanto a me o l’infrastruttura, che potrebbe essere una scuola, un ospedale, il comune. È previsto un finanziamento per realizzarle di oltre 20 milioni di euro. È già uscito un bando della Regione al quale tutti i Comuni sono stati invitati a partecipare presentando un progetto. Partecipare non ha costi, è solo un’opportunità.

Ma per partecipare alla comunità energetica io cittadino devo avere un impianto di energia rinnovabile?

No, c’è chi produce energia e chi usa energia: se ho un impianto fotovoltaico e di giorno non sono a casa, non lo sto utilizzando, lo collego alla rete e il mio vicino, che in quel momento è a casa, può usare la lavatrice, può utilizzare quell’energia direttamente. Questo passaggio permetterà alla comunità di ottenere un indennizzo.

Quindi io che non ho nessun impianto fotovoltaico posso partecipare lo stesso alla comunità?

Assolutamente, anzi può condividere e avere un vantaggio economico. Noi abbiamo immaginato che al centro ci sia il Comune, promotore. Poi, in queste comunità per legge ognuno può entrare o uscire quando vuole, senza oneri. Nelle comunità le risorse si dividono di solito in tre parti: un terzo viene dato a chi produce energia, un terzo viene condiviso da chi consuma quell’energia e un terzo viene utilizzato per pagare i costi.

La legge sulla mappatura dei tetti che avete promosso è collegata a questo discorso?

È una legge che ho scritto e voluto fortemente io. Molte amministrazioni non comprendono la potenzialità che hanno: c’è stato un bando che ha finanziato progetti, interventi fotovoltaici su edifici pubblici con un finanziamento fino a 200mila euro a fondo perduto. Molti Comuni non hanno nemmeno presentato il progetto. Non è che non abbiano la possibilità tetti o edifici, tutt’altro. Magari non conoscono la loro potenzialità o la struttura non ha capito i vantaggi.

(Paolo Rosseti)