Dalle carte dell’inchiesta di Bergamo emergono anche dettagli che riguardano Walter Ricciardi, consulente dell’ex ministro Roberto Speranza. Ascoltato dai magistrati nell’ambito dell’indagine sulla zona rossa in Lombardia e il mancato aggiornamento del piano pandemico, il professore della Cattolica sorprendentemente non fornì indicazioni particolari in merito alla gestione dell’emergenza Covid. Era il 18 giugno 2020 e si trovava negli uffici della guardia di finanza di Roma con i sostituti procuratori Fabrizio Gaverini e Silvia Marchina e con il luogotenente dei carabinieri presso la Procura di Bergamo, Leonardo Fazio.
Durante tale colloquio Walter Ricciardi si definì «il più chiusurista», eppure alle toghe riferì di aver «episodicamente partecipato alle riunioni del Cts e ad altre riunioni operative». Quando i magistrati gli chiesero se avesse partecipato alle riunioni del Cts in cui si discuteva della zona rossa di Codogno, Ricciardi – come riportato da La Verità – rispose: «Che io ricordi, no; forse potrei averne parlato a margine di qualche riunione ma non ho invece partecipato a riunioni specifiche sul punto». Questo perché il suo contributo era di carattere «episodico». Inoltre, ha spiegato di essersi «concentrato sui rapporti internazionali».
RUOCCO SU RICCIARDI E IL DIVIETO DELLE MESSE…
Ad esempio, scrisse all’allora ministro Roberto Speranza il discorso pronunciato al vertice di Bruxelles del 6 marzo con gli omologhi europei, ma non era a conoscenza dei casi di Nembro e Alzano, scoperti da Walter Ricciardi dopo «colloqui informali» con Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss). I sostituti procuratori evidenziarono che il 26 febbraio 2020 ci fu un incontro del Cts, alla presenza di Speranza, in cui si riteneva che non ci fossero le condizioni per altre aree oltre a quelle già individuate. Anche in questo caso, Ricciardi disse di non ricordare se il ministro ne avesse parlato con lui: «No, francamente non ricordo. Sulle decisioni interne sono entrato poco, salve le mie competenze specifiche come professore d’igiene». Il motivo è sempre legato al fatto che i loro rapporti «riguardavano le relazioni internazionali». In alcuni casi, però, gli «chiedeva opinioni e valutazioni in merito all’evolversi della situazione». Dalle chat a disposizione degli inquirenti, è emerso però un quadro diverso. Infatti, uno dei dirigenti ministeriali, Giuseppe Ruocco, rivelava che era stato proprio Ricciardi ad aver «opposto assoluto divieto alle messe […] mettendomi difficoltà il ministro perché con Conte avevamo aperto a forme intermedie (solo infrasettimanali, cose così)». Come evidenziato da La Verità, risulta strano che consigliasse una misura così forte, occupandosi solo di relazioni con l’estero. Senza dimenticare che in tv e sulla stampa proclamava la necessità del lockdown.