Il professor Walter Ricciardi, docente di igiene presso l’università Cattolica di Roma, nonché virologo e consulente del ministro della salute, Roberto Speranza, è stato intervistato questa mattina dai microfoni del quotidiano La Stampa. Nei prossimi giorni, se non ore, il governo prenderà una decisione in merito ad alcune misure di restrizione in vigore da due anni a questa parte, a cominciare dall’obbligo delle mascherine al chiuso. La sensazione è che le stesse resteranno obbligatorie ancora in determinate situazioni, a cominciare dai mezzi pubblici e dai luoghi affollati e secondo Ricciardi è ancora troppo presto per eliminare qualsiasi restrizione, anche considerando “i 140 morti che mediamente fa ancora il virus ogni giorno”.



Poi Ricciardi ha ribadito il pensiero esternato spesso e volentieri negli ultimi due mesi, da quando cioè è stato tolto lo Stato di Emergenza per il covid: “sarebbe sbagliato pensare che sia tutto finito – dice al quotidiano torinese – sarà così se staremo attenti, continuando a proteggerci, a monitorare i focolai epidemici oltre che a vaccinarci. Mentre vedo che la campagna vaccinale si è arenata e che c’è un calo di attenzione, che fa togliere le mascherine al chiuso e frequentare locali affollati. E l’indicatore finale di questo clima di rilassatezza è il numero dei morti, ancora tanti”.



WALTER RICCIARDI: “ABBIAMO UNA POPOLAZIONE ANZIANA”

Walter Ricciardi ha quindi ricordato come nel nostro Paese “abbiamo una popolazione più anziana, ma che soprattutto gode di meno salute e di un peggior accesso ai servizi rispetto a Paesi come il Giappone o la Germania, che hanno un’età media alta come la nostra ma meno decessi. In parecchi casi i più fragili e i grandi anziani da noi non ce la fanno nemmeno ad arrivare in ospedale”. Chiusura dedicata alla quarta dose che per ora non sta ingranando: “dopo due mesi l’ha fatta appena il 12%, perché si aspetta che sia il paziente a fare il passo e non il medico o la struttura che lo ha in carico a contattarlo e a spiegargli perché è opportuno farla”.

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