«Se i miei avvertimenti fossero stati ascoltati oggi potremmo vivere normalmente»: così Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute, nel rivendicare la necessità di un lockdown per evitare la terza ondata. Era metà febbraio e il discusso consigliere di Roberto Speranza invitava il Governo Draghi a prendere come prima decisione netta la chiusura totale del Paese per almeno 4-5 settimane onde evitare l’aumentare di casi, vittime e ricoveri.
Oggi, intervenendo al webinar ‘Obbligati a crescere. Vaccino, come ricominciare’ lo stesso Ricciardi si toglie diversi “sassolini”: «Se avessimo fatto altre scelte giuste al tempo giusto, oggi saremmo in condizioni normali». Non solo lockdown, occorreva secondo il membro della Pontificia Accademia per la Vita anche una strategia no-Covid (come quella vista in Nuova Zelanda o Australia) che secondo lui è mancata del tutto: «va definita l’area da liberare e poi attivare una campagna di motivazione e mobilitazione per liberarsi dal virus in 5-6 settimane e tornare alla vita normale».
“ORA LOCKDOWN PER 5-6 SETTIMANE”
Per Walter Ricciardi se presa in tempo l’ondata di contagi poteva necessitare di 3-4 settimane di lockdown, ma con una circolazione intensa come quella attuale «ne serviranno almeno 5-6 di settimane». Resta sempre il discorso sanitario slegato da quello economico, tanto un ano fa quanto oggi: su questo Ricciardi ammette che una chiusura del genere deve essere accompagnata da «aiuti per le attività». Questa strategia, ribadisce, «richiede enormi sacrifici iniziali ma è di gran lunga migliore rispetto a un lungo yoyo con parziali chiusure e riaperture, morti e impoverimento economico»: ancora il consulente del Ministero aggiunge durante il webinar, «Per mantenere le zone protette libere dal virus, bisogna poi convertire tutti gli alberghi e le strutture che accolgono turisti per la quarantena e isolamento, dove mettere tutti i turisti e chi arriva da fuori, come fatto in in Nuova Zelanda».
La critica è al Governo italiano ma anche all’Europa in quanto istituzione, «non capiscono servirebbe una decisione convinta dei governi. In mancanza si può ipotizzare anche un percorso dal basso, promosso da città e regioni». Chiosa finale sul piano vaccini in fase di ristrutturazione da parte del Governo Draghi: «Dobbiamo assolutamente vaccinare quanto prima possibile e quanto più possibile, ma dobbiamo anche capire che il vaccino di massa non sarà l’arma di liberazione che ci garantirà il ritorno alla normalità. L’unica cosa che ce la garantirà è la combinazione di più armi».