Sono decisamente scottanti le rivelazioni del libro di Walter Ricciardi, noto consulente del ministro della salute, Roberto Speranza, da due anni a questa parte in prima fila nella lotta al covid. Come si legge sul quotidiano IlGiornale.it, che ha pubblicato un breve spezzone del libro “Pandemonio” (presentato ieri anche in diretta tv a Che Tempo Che Fa), ed in particolare, quello riguardante i primissimi giorni della pandemia di covid in Italia, a fine febbraio: «Stavamo preparandoci ad adottare le prime misure drastiche – scrive Ricciardi, che era presente – ma l’Europa voleva chiudere tutti i confini con il nostro Paese. (…) Ci impegnammo a far capire loro che ce l’avremmo messa tutta per contenere l’epidemia (…), era altamente improbabile che fosse limitata al nostro Paese».

Secondo IlGiornale si tratta di una prova che il governo italiano non avrebbe agito come doveva, e commentando tali parole scrive: “Ecco la prova. Speranza sapeva di dover chiudere il Nord, ma il governo non lo fece fino all’8 marzo. Quanti dei 143mila morti ha causato, nella Bergamasca e nel resto del Paese, questo ritardo?”.

RICCIARDI: “IL MECCANISMO DECISIONALE ERA SCOORDINATO E APPROSSIMATIVO”

In un altro passaggio Ricciardi spiega, dopo aver sentito parlare durante una trasmissione l’allora capo della Protezione civile Angelo Borrelli, che capì come «il meccanismo decisionale fosse piuttosto scoordinato e approssimativo». Lo scienziato aggiunge che il ministro Speranza «ascoltò le perplessità» e il suo consiglio di «invocare i poteri previsti dall’articolo 117 della Costituzione per tutelare la salute in circostanze eccezionali».

Ma il governo continuò comunque ad usare «un livello decisionale misto che ha prodotto ritardi e conseguenze gravi come la seconda ondata», nonostante per Ricciardi il lockdown fosse «una misura di cieca disperazione». IlGiornale.it conclude scrivendo che “I legali del team che tutela le vittime della Bergamasca sarebbero pronti a chiedere ai pm che indagano per epidemia colposa di acquisire il libro”.