Walter Ricciardi, docente di igiene all’Università Cattolica di Roma, ha parlato dell’andamento della pandemia di Covid-19 in un un’intervista ad Adnkronos Salute: “Lo sguardo non va rivolto solo alla Cina, in questo momento. Un altro Paese che desta particolare preoccupazione sono gli Stati Uniti. E’ una questione più generale. Non bisogna bloccare gli spostamenti delle persone, ma bisogna tracciare e controllare, soprattutto quando ci sono elementi di preoccupazione in due grandi Paesi.”, ha affermato in riferimento all’obbligo di sottoporsi a tamponi imposto da alcuni Governi, tra cui anche quello di Giorgia Meloni, a chi arriva da Pechino.



Le mosse a contrasto della diffusione del virus, secondo l’esperto, dovrebbero essere dunque più strutturate. “Ci vorrebbero strategie di tracciamento, e soprattutto di sequenziamento, intense, continue e coordinate tra i diversi Paesi, in modo da trasferire rapidamente i risultati di monitoraggio. Questo, in realtà, già avviene, ma non nella misura di cui ce ne sarebbe bisogno”, ha sottolineato. La situazione, per il momento, è comunque sotto controllo. “Fortunatamente noi abbiamo i vaccini, che proteggono dagli esiti peggiori dell’infezione e garantiscono una mobilità ormai assodata”.



Ricciardi: “Usa preoccupano come Cina”. La reazione dell’Europa

Walter Ricciardi, a tal proposito, ha puntato il dito contro l’Europa, che ha “fortemente raccomandato” e non “imposto” il tracciamento dei viaggiatori. “L’Ecdc ha dimostrato una certa debolezza sia tecnico-scientifica che operativa. E’ sempre in ritardo. E’ un dato di fatto che, in questa fase che meriterebbe agenzie e istituzioni tecniche molto ma molto pronte, tempestive ed efficaci, l’Ecdc non brilli. Alcuni Paesi, però, hanno preso le decisioni giuste, ovvero tracciare, che è la cosa più importante in questo momento, a fronte dell’enorme diffusione dell’infezione in Cina”, ha affermato.



Il riferimento, in tal senso, è anche all’arrivo di nuove sottovarianti. Tra queste c’è Kraken, la cui presenza in un mese negli Stati Uniti è passata dal 4% al 41%. “Come tutte le varianti che hanno un’aumentata contagiosità ci preoccupa, ma la buona notizia è che non bypassa i vaccini. Abbiamo la consapevolezza della protezione che dà il vaccino contro le complicanze. La prima arma, dunque, è continuare a vaccinare, cosa che nel nostro Paese negli ultimi tempi si era notevolmente attenuata, fortunatamente vediamo una ripresa”, ha concluso.