E’ per il pugno duro Walter Ricciardi, professore di igiene presso l’università Cattolica di Milano, e consulente del ministro della salute per l’emergenza coronavirus. Secondo lo stesso, le scuole dovrebbero rimanere chiuse oltre il 7 gennaio, quando invece riapriranno al 50%, e bisognerebbe continuare con la zona rossa in tutta Italia almeno fino alla scadenza dell’attuale Dpcm. Lo ha spiegato senza troppi giri di parole, intervistato quest’oggi dal quotidiano La Stampa: “L’unica strada è quella di lockdown lunghi e nazionali – ha detto Ricciardi – anche la ‘zona rossa’ ora in vigore andrebbe prolungata almeno fino a metà gennaio, se vogliamo vedere effetti positivi. Se dal 7 gennaio, di colpo, facciamo riprendere tutte le attività, assisteremo certamente a un rialzo della curva epidemica”.
E a riguardo, ecco il passaggio sulla ripresa delle lezioni in presenza presso le superiori, assolutamente sconsigliata dal professore: “le scuole sono ambienti sicuri, ma è la situazione esterna a sconsigliarne la riapertura. Altrimenti rischiamo di richiuderle nel giro di poche settimane”.
RICCIARDI: “PRIMI RISULTATI IN ESTATE”
Si affronta quindi il tema del vaccino anti-covid, e secondo Walter Ricciardi è necessario che il farmaco sia obbligatorio per tutti coloro che lavorano negli ospedali: “Vaccinarsi per medici e infermieri è un imperativo morale e deontologico, una questione di sicurezza sul luogo di lavoro: se un operatore sanitario non si protegge dal virus vaccinandosi, non può continuare a esercitare”. Secondo Ricciardi per la maggior parte della popolazione sarà “sufficiente la raccomandazione, ma se non dovesse bastare si prenderanno misure più energiche”. E non è da escludere anche un tracciamento dell’avvenuto vaccino: “nel caso ci trovassimo di fronte a un 30 o 40% della popolazione che rifiuta il vaccino. È un’ipotesi da studiare bene dal punto di vista giuridico, ma nei Paesi orientali ha funzionato”. Fatto sta che le prime vere risposte le avremo solamente a metà anno: “se nei primi mesi del 2021 riusciremo a vaccinare le categorie più fragili della popolazione, già prima dell’estate avremo ricadute positive dal punto vista della mortalità e dei ricoveri in ospedale, alleggerendo la pressione sul sistema sanitario”.