Vorayth “Boss” Yoovidhya è il 35enne nipote dell’inventore della Red Bull, Chaleo Yoovidhya. Oltre ad essere famoso per le sue gesta imprenditoriali (è già a capo di una industria farmaceutica), il “Boss” è ricercato dall’Interpol, la polizia internazionale. Nei suoi confronti, come ricorda l’edizione online de Il Fatto Quotidiano, è stato infatti emesso un mandato d’arresto relativo ad un incidente avvenuto nel 2012. In quell’occasione Vorayth “Boss” Yoovidhya era a bordo di una Ferrari e provocò un incidente che causò la morte di un agente di polizia. In seguito a dei controlli si scoprì che il ragazzo, all’epoca 27enne, stesse guidando sotto gli effetti della droga, precisamente della cocaina, e per questo accusato. L’incidente era avvenuto in quel di Bangkok, capitale della Thailandia: in una strada residenziale il milionario aveva investito un poliziotto in moto, uccidendolo praticamente sul colpo dopo che lo aveva trascinato per diversi metri.



IL “BOSS” NIPOTE DEL NUMERO UNO RED BULL RICERCATO DALLA POLIZIA

Subito dopo lo scontro, Vorayth “Boss” Yoovidhya, sarebbe tornato a casa senza prestare alcun soccorso al povero agente appena investito. La vicenda di Vorayth “Boss” Yoovidhya è decisamente complicata in quanto nel giro di 8 anni nessuno è riuscito a fermarlo e a condannarlo, e lo scorso mese di luglio erano state ritirate tutte le accuse nei suoi confronti, con conseguente indignazione da parte dell’opinione pubblica in Thailandia, che considerava quello del nipote dell’inventore della Red Bull come un caso di impunità nei confronti di una persona dell’elite del paese. A rendere il tutto ancora più “amaro”, il fatto che lo stesso “Boss” non perda occasione per farsi vedere a cerimonie di prestigio, feste e serate mondane, con tanto di supercar al seguito. Questo motto di indignazione ha portato a nuove accuse nei confronti del “fuggiasco”: “Guida spericolata sotto effetto di cocaina – scrive IlFattoQuotidiano.it – che ha causato la morte dell’agente”. Krissana Pattanacharoen, portavoce della polizia, ha detto: “Dobbiamo fare tutto il possibile per riportarlo nel paese perché si tratta di un reato grave”.

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