«Può diventare reato aiutare chi ha bisogno?». È quello che si è chiesto Richard Gere quando un amico gli ha parlato della nuova legge sui migranti, quella all’epoca del primo governo Conte. L’attore era in Italia quell’estate. «Diventerà reato salvare migranti in mare», gli disse l’amico. Il divo di Hollywood stentava a crederci. «Non può essere, è uno scherzo», gli rispose. Gli sembrava incredibile: «Questo avviene in Italia, un Paese così profondamente cristiano?». A ricostruire la vicenda è lo stesso Richard Gere in un’intervista esclusiva concessa al Guardian in cui ha spiegato cosa lo portò sulla nave Open Arms, al centro del processo che vede l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini accusato a Palermo di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Vide oltre cento cento persone a bordo.



«Ho provato vergogna: noi abbiamo così tanto, e non siamo in grado di aiutare questi nostri fratelli, queste nostre sorelle, che erano affamati e traumatizzati». Richard Gere sentì, dunque, «la responsabilità di portare loro tutto il sollievo possibile», convinto che se avessero detto a quelle persone di tornare in Libia, «si sarebbero buttati in mare, a costo di annegare».



“CHIAMAI PEDRO SANCHEZ IN SPAGNA MA…”

Richard Gere ha raccontato al quotidiano britannico quanto fu difficile anche salire sulla Open Arms. «A un uomo che si era offerto di aiutarci ad arrivare vicino alla nave la polizia disse che avrebbero distrutto la sua attività, e che sarebbe andato in carcere». Avevano cibo da portare, ma non i mezzi per farlo. Una volta saliti sulla nave, l’attore e il figlio cominciarono a distribuire i viveri. «La gran parte di loro non sapevano affatto chi fossi. Per loro ero un volontario». Ma non donarono a quei migranti solo cibo e acqua, bensì pure un senso di speranza. «C’era una madre che era stata costretta a concedersi alle milizie per mettere in salvo le sue bimbe. Aveva attraversato quell’inferno per arrivare sul Mediterraneo. E ora era lì, a 20 miglia dalla salvezza: e non poteva raggiungerla». Nell’intervista al Guardian ha raccontato anche di aver allertato alcuni contatti in Germania e il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, a cui chiese di accogliere parte di quei migranti. Ma gli avrebbe risposto: «Guardi, abbiamo accolto molte persone dal Marocco, sono ormai troppi».



RICHARD GERE “IO CERCO ANONIMATO”

Richard Gere ha respinto le accuse di chi ritiene abbia cercato visibilità salendo sull’Open Arms, come ad esempio dichiarato da Giorgia Meloni e Matteo Salvini. «In realtà, cerco l’anonimato, non la visibilità». Quindi, ha sferrato un attacco: «Io non conosco questa gente, non li ho mai incontrati, ma dubito che abbiano mai preso una barca per andare a vedere, a sentire, a capire la situazione delle persone su cui le loro decisioni hanno un effetto. Se l’avessero fatto, ci sarebbe qualcosa di cui parlare». L’attore ha poi spiegato di non considerarsi una star del cinema, ma uno dei 7 miliardi di esseri umani presenti sul pianeta. «Non so niente di politica, non auguro nulla di male a Salvini. Quello che mi muove è quello che ho visto, sono quelle persone, la loro sofferenza. Ero un testimone, nulla di più, nulla di meno». A proposito della sua testimonianza, Richard Gere è convinto che sarà chiamato a testimoniare in videoconferenza: «È tutto molto semplice, dirò soltanto la verità, quello che ho visto. Dirò loro che sono lì per parlare a nome di persone che non hanno voce. Sono solo un testimone».