Rick Rubin, noto produttore discografico, ha parlato al podcast Talk is Jericho dell’esperienza di produzione dell’album “Ballbreaker” degli AC/DC nel 1995. Per lui si è trattato di un sogno diventato realtà, che però si è trasformato in una delusione. Ha raccontato che tutto fu difficile sin dall’inizio, quando partirono a lavorare in uno studio di registrazione di New York che Rubin aveva da sempre voluto usare.



“Ero emozionato, ma non ha mai suonato bene. Abbiamo fatto un milione di cose cercando di farlo suonare bene, ma nulla ha funzionato. A un certo punto ricordo di aver detto a Malcolm Young una cosa tipo ‘Forse dovremmo solo trasferirci da qualche altra parte‘”. Così il produttore ha ricostruito l’inizio del lavoro all’album degli AC/DC.



Rick Rubin: “Uno studio dal suono scadente”

Uno spazio “dal suono scadente” lo ha definito Rick Rubin lo studio in cui si sono spostati nei pressi di Los Angeles per continuare a registrare Ballbreaker: “Penso che quelle, non so quante, cinque o sei settimane di tentativi per realizzare l’album si siano prese gran parte della scintilla, o la buona atmosfera. E’ stato un peccato“.

Nonostante il produttore statunitense ricordi questa esperienza con rammarico, il tredicesimo progetto discografico degli AC/DC, uscito il 22 settembre 1995, raggiunse la prima posizione in diversi Paesi (Svizzera, Svezia, Finlandia, Australia) e la quarta nella Billboard 200. Ricevette anche il doppio disco di platino sia negli Stati Uniti che in Lettonia, mentre il disco d’oro in Svezia. “Ballbreaker” rimane inoltre l’album che ha segnato  il ritorno nella band del batterista Phil Rudd dopo dodici anni al posto di Chris Slade.