Ricky Tognazzi è stato in collegamento stamane con il programma di Rai Uno, “C’è Tempo Per”. Il tema del programma è il fascino, e a riguardo la conduttrice Anna Falchi ha chiesto al noto attore se fosse un poligamo come il padre Ugo: “Sono costretto, anche per difendere la mia incolumità fisica, a dirti di no – replica Ricky – io sono un monogamo incallito, sono incurabilmente monogamo, mi ha trasmesso molte cose, ma non questa passione, anche se le donne ci piacciono molto”. E ancora: “Il fascino è una caratteristica innata che può avere un uomo o una donna, può essere non per forza associata alla bellezza estetica… il modo di guardare, di parlare, il senso dell’humour, una donna o un uomo che ti fanno ridere possono essere molto affascinanti. Ci sono i seduttori volontari che sono i “piacioni” – prosegue Tognazzi – quelli che ci provano sempre, e poi ci sono quelli involontari, che lo fanno in maniera naturale. La seduzione è un’arte, il fascino non può essere classificato. La voce e la parola hanno un grande potere, pensiamo alle sirene che avevano la capacità di affascinare”. Sulla sua famiglia ironizza: “La nostra non è una famiglia è una minoranza etnica, io la chiamo la famiglia ‘Tognizzo’. Quando alla domenica chiedo quanti siamo, so che devo apparecchiare per 20/25 persone. Con Simona ci siamo sedotti entrambi, io ero impegnato, ho resistito un po’, poi ci sono cascato. Mi aveva scelto per fare un film e poi sono stato ammaliato da lei che era l’attrice protagonista e la regista”. Infine sul padre Ugo: “Mi manca la sua allegria, era in assoluto la persona che mi ha fatto più ridere, era molto giocoso. Aveva anche una vena di malinconia, era una persona speciale”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
RICKY TOGNAZZI: I RICORDI LEGATI AL PADRE UGO
Ricky Tognazzi ospite della nuova puntata di “C’è tempo per“, lo spin-off di Unomattina Estate condotto da Beppe Convertini e Anna Falchi e trasmesso su Raiuno. Il figlio dell’indimenticabile Ugo Tognazzi è un regista di successo, ma è conosciuto dal grande pubblico anche per essere il marito di Simona Izzo, regista, attrice e personaggio televisivo. Una carriera in parte segnata quella di Ricky che sin da piccolo è cresciuto a cinema, pane e fantasia. Intervistato da Il Giornale Off (data 20 luglio 2020) ha raccontato i suoi ricordi più belli legati al padre: “da piccolo ricordo le visite ai set: i film di mio padre sono come album di fotografie, strettamente legati all’affettività e al rapporto che ho avuto con lui. E poi le vacanze estive, dedicate totalmente a mio padre, quasi sempre esclusive. Lui con me riusciva sempre a ritagliare lo spazio dovuto. L’ho sempre definito un “padre di salvataggio”: non c’era sempre, ma quando c’era bisogno, bastava allungare la mano e lo trovavi pronto”. In particolare l’attore e regista ricorda il primo set: “è quello de Il federale, 1961: ho visto tante scene di guerra e di bombardamenti che mi hanno anche profondamente impressionato. Mio padre era molto preoccupato per questo. Come attore, invece, anche se per me era tutto un gioco:, ricordo Ro.Go.Pa.G. e I mostri”.
Ricky Tognazzi film: “ecco quello a cui tengo di più”
Essere figlio “di” spesso può essere letto come “raccomandato”, ma Ricky Tognazzi non si è mai sentito tale anche se ha precisato: “maliziosamente è il primo pensiero che può venire in mente, anche perché per un debutto in un qualsiasi campo professionale è sempre necessaria qualche presentazione. Potrebbero anche averlo detto, ma semmai alle spalle. Sai, in questo mestiere la raccomandazione regge poco: o si ha qualcosa in mano, o il bluff si scopre presto”. Una carriera straordinaria quello dell’attore e regista che ha lavorato anche con il grandissimo Ettore Scola che ricorda così: “sul set lo chiamavano anche “Scuola”, perché aveva sempre quest’aria da maestro, come se volesse sempre indottrinare. Per me, invece, era il “preside”, in quanto lo consideravo la massima autorità nel campo”. Parlando di carriera impossibile non parlare dei film diretti da Tognazzi, uno dei registi più apprezzati del cinema e della fiction italiana. Per Ricky però c’è un film a cui è più legato e l’ha rivelato a Il Giornale Off (data 20 luglio 2020): “d’impulso ti direi La scorta. Ma è una domanda difficile: “Ogni scarrafone è bello a mamma soja”. Ogni film è una parte di te, ci impieghi tempo ed energie. Voglio sicuramente un bene dell’anima a Piccoli equivoci. Ma ce ne sono altri, e tanti altri progetti nati in collaborazione con Simona Izzo, che consideriamo tutte nostre piccole creature”. Sul finale poi il regista che ha ricevuto 4 David Di Donatello e 1 Ciak D’oro e il Premio del Festival Internazionale del Cinema di Berlino è ancora pronto per tanti nuovi progetti: “sono figlio del grande cinema italiano: in quei tempi scegliere un bel progetto era più semplice di oggi. In questi anni si fanno tanti film, ma allora si faceva il cinema. Il premio più grande che potrei avere è quello di avere l’opportunità di fare altro. E, soprattutto, di continuare ad amare ciò che faccio”.