Considerato un economista per i libri che ha dedicato al tema, in realtà Luca Ricolfi è un sociologo ed è stato per tanti anni docente universitario. Per questo Marcello Foa lo ha coinvolto nella nuova puntata di “Giù la maschera” su Rai Radio 1 in cui è stato affrontato il problema del fenomeno delle baby gang, che ha riflessi inquietanti e si intreccia con un altro grande dramma, quello delle droghe. «Abbiamo dei fenomeni che sono sotto una grande attenzione dei media, ma che non sono affatto in aumento, per esempio i morti sul lavoro sono un fenomeno che ci preoccupa moltissimo ma che è sostanzialmente costante. Invece questo fenomeno di cui si parla poco, delle baby gang, ha avuto una crescita veramente impressionante negli ultimi decenni», afferma Ricolfi.



Nel corso del suo intervento radiofonico cita alcuni dati: i minori denunciati nel 2016 erano 5mila, sei anni dopo, nel 2022, erano già 7mila, ma negli anni ’80 erano meno di un decimo di oggi. «Ora è difficile trovare nella società italiana un fenomeno sociale che cresca a un ritmo così impressionante, quindi questo per me è il primo punto su cui riflettere», osserva Ricolfi.



IL LEGAME IMPORTANTE TRA FAMIGLIA E SCUOLA

Luca Ricolfi parla poi dell’influenza del cinema e delle serie tv sui ragazzi. «Mi chiedevo come si possa invitare i produttori ad essere più cauti quando il mercato non proibisce per gli adulti la circolazione di prodotti pericolosi per i ragazzini. Io sinceramente non vedo altro meccanismo importante se non quello dei genitori e della scuola». Il sociologo cita il caso dei cellulari, che vengono consegnati dai genitori ai figli prima che diventino maggiorenni. «Siamo arrivati al punto che in certe parti del mondo si dibatte, penso agli Stati Uniti, se l’età giusta per dare un cellulare sia 12 mesi, 18 mesi o 24 mesi. Quindi, viviamo in un mondo in cui follie di questo genere hanno corso», prosegue a “Giù la maschera” su Rai Radio 1.



La fotografia di Ricolfi è difficile da riassumere in una formula, ma è evidente che c’è un mondo adulto «che annaspa fondamentalmente perché la scuola e la famiglia non sono coordinate tra di loro». A tal proposito, secondo il sociologo «negli ultimi 25 anni è la cooperazione tra le famiglie e la scuola. In questa situazione diventa estremamente difficile per i genitori educare e per gli insegnanti far rispettare l’autorità». Ricolfi ritiene, però, interessante il fatto che ultimamente si stia cercando di prendere una direzione diversa, «per esempio l’introduzione di un maggiore peso del voto in condotta». Per il sociologo, comunque, un aspetto è importante: «Finché non si raddrizza il legame fra le famiglie e le scuole, difficilmente riusciremo a fare qualche passo avanti».