A quasi un anno dalla comparsa della pandemia di covid in Italia, si possono iniziare a tirare le somme circa le misure applicate dal governo Conte in campo sanitario, quindi i vari lockdown, la divisione a zone, le mascherine e via discorrendo, per contenere la stessa. Una disamina effettuata dal collega de Il Messaggero, Luca Ricolfi, che punta il dito nei confronti dell’esecutivo, compreso Walter Ricciardi, noto professore e consulente del ministro della salute, Roberto Speranza.
Riferendosi ad un’intervista dello stesso luminare concessa martedì sera, che di fatto ha criticato le politiche del governo Conte Bis nella gestione dell’emergenza, Ricolfi commenta: “Poiché è da quattro mesi che il consulente del ministro Speranza critica la politica sanitaria del governo, come mai né lui né il ministro della Salute si sono mai palesati nell’unico modo politicamente efficace, ossia minacciando le dimissioni? Possibile che, per sferrare un attacco frontale a Conte, si sia dovuto aspettare che Conte stesso avesse perso il potere, disarcionato da Renzi?”. Ricciardi è sempre stato un fautore del lockdown duro per sconfiggere il virus, e lo ha ribadito anche nell’intervista di pochi giorni fa.
“LOCKDOWN FALLIMENTO DI UN GOVERNO”
Ma anche su questo punto Ricolfi ha qualcosa da ridire, sottolineando come vi sia “un punto di cui, a mio parere, dovremmo renderci conto tutti: esaurita la sorpresa della prima ondata, ogni lockdown lungo e non circoscritto è semplicemente un certificato di fallimento della politica”. Stando a quanto scrive il collega de IlMessaggero, quando il governo chiede sacrifici ai cittadini “è precisamente perché le autorità politiche e sanitarie non hanno fatto tutto ciò che era in loro potere per contenere l’epidemia”. Il giornalista del quotidiano romano elenca quindi tutta una serie di mancanze, che a suo modo di vedere, sono state portate avanti dal governo Conte Bis, come ad esempio il dimezzamento dei tamponi nel periodo novembre 2020-gennaio 2021, la rinuncia del tracciamento elettronico, misure deboli per controllare la quarantena, “timidezza nel far rispettare le regole in estate”, e ancora, il famoso nodo dei trasporti e della messa in sicurezza delle scuole, e infine “debolezza della politica di controllo delle frontiere e dei flussi turistici”. Ecco perchè, secondo Ricolfi, invocare un lockdown duro “è poco credibile, per non dire inquietante”, se non accompagnato dal riconoscimento dei numerosi errori del governo Conte, spiega il giornalista, dopo la prima ondata, cercando di fare tutto il possibile per trovarsi pronti alla seconda. “Non ci resta che sperare che il governo Draghi – conclude – cominci a fare i conti nell’unico modo possibile: facendo oggi, finalmente, tutto ciò che non si è fatto fino a ieri”