LA “VERSIONE” DI LUCA RICOLFI SULLE COLPE DELLA SINISTRA ITALIANA

Il Partito Democratico e in generale la sinistra – mettendoci dentro anche parte di AVS e M5s – non sembrano avere la giusta «maturità democratica»: a dirlo è un uomo della sinistra riformista come Luca Ricolfi, sociologo e presidente della Fondazione David Hume, commentando le reazioni delle opposizioni al primo anno di Governo Meloni (non da ultimo, lo scontro trasversale sul salario minimo).



Intervistato da “Libero Quotidiano”, Ricolfi si concentra sui problemi che ancestralmente colpiscono la sinistra negli ultimi 30 anni: «se vince la sinistra è una vittoria della civiltà e della democrazia, mentre se vince la destra la democrazia è in pericolo e la barbarie avanza». Secondo il sociologo, da Berlusconi ad oggi, la sinistra ha sempre gridato “al lupo” contro il pericolo fascismo non riuscendo a distinguere dagli oggettivi problemi dell’estrema destra e la legittima democraticità di partiti come Forza Italia, Lega o FdI.



“PD-M5S, CONNUBIO ASIMMETRICO. SCHLEIN? UNA SCIAGURA”: COSA HA DETTO RICOLFI

In questi ultimi tre decenni, spiega ancora Luca Ricolfi a “Libero”, l’assunto “fascisti al governo” ha sbagliato in pieno ogni volta: «La sinistra non è mai stata in grado di comprendere la natura del partito di Giorgia Meloni, sbrigativamente etichettato come neo-fascista, anziché riconosciuto per quel che è: un impasto di conservatorismo (culturale) e keynesismo (in economia)». Non solo, aggiunge il sociologo, non hanno neanche compreso in alcune aree della sinistra che il popolo ha premiato l’affermazione democratica alle Elezioni votando Meloni per un Governo di destra.



Tutto questo si combina a livello attuale con la «sciagura Schlein» che ha reso «Il Pd ancora più incapace di cogliere la vera natura di Fratelli d’Italia». È da qui che nasce quella fissazione, secondo Ricolfi, sulla “matrice neo-fascista” della strage di Bologna, «disconoscendo i dubbi espressi anche a sinistra sul verdetto giudiziario che ha dichiarato colpevoli i neofascisti Mambro, Fioravanti e Ciavardini». Quando il sindaco di Sant’Anna di Stazzema per la commemorazione non chiama alcun esponente di Governo significa ancora non aver capito molto dell’attualità politica: secondo Luca Ricolfi dire “è tornato il fascismo” è qualcosa contro cui opporsi con forza. «Non butterei la croce solo sui militanti e i politici di sinistra. Il dramma è che, nel mondo più ampio della cultura, dell’informazione, nuotano a loro agio – coccolati, esaltati e riveriti dai media –intellettuali che da 30 anni, ossia dalla discesa in campo di Berlusconi, gridano “al lupo al lupo” fascista, senza mostrare la minima capacità di cogliere le trasformazioni della società italiana», attacca il sociologo contestando quando la Premier Meloni viene definita “la lucetta”, «non è solo il senso del ridicolo che difetta, ma è la più basilare capacità di leggere la realtà senza paraocchi». Secondo Ricolfi come si è arrivati senza problema a riconoscere che avere il Pd al Governo non significa avere per forza «bolscevichi a Palazzo Chigi», non si è stati capaci a sinistra di compiere «la medesima operazione mentale con Fratelli d’Italia, ossia di prendere atto che l’andata al potere di Giorgia Meloni non è la marcia su Roma». Nella sinistra odierna, conclude l’analisi, vi sarebbe poi una sorta di asimmetria nel connubio Pd-M5s: «i dem si sono grillizzati ma i grillini hanno preso ben poco dal Pd».