RICOLFI DURISSIMO SUL PD: “SE VA AVANTI COSÌ RISCHIA IL 10%…”

In vista di un Congresso ancora tutto da “costruire” per tempistiche e candidati, il Pd vive a livello di consenso elettorale uno dei peggiori momenti dall’inizio della sua storia politica: questo dettaglio lo coglie bene anche il sociologo e politologo Luca Ricolfi che lancia un duro monito al partito retto ancora dal segretario uscente Enrico Letta. «Se vanno avanti così, a marzo potrebbero trovarsi poco sopra il 10% con i Cinque Stelle vicini al 20% e il Terzo Polo a sfiorare il 10»: lo dice Ricolfi intervistato dal QN nel raccontare anche le origini di questa crisi latente oggi esplosa in casa Dem. Secondo lo studioso, il problema nasce non tanto dalla fusione “a freddo” tra Ds (ex Pds, ex Pci) e Margherita (la sinistra della Dc) ma con la pretesa del Partito Democratico «di incorporare tutte le maggiori culture politiche del paese: socialista, cattolica, liberale, ambientalista. Un’aspirazione alla totalità che ha conferito al partito tratti culturalmente totalitari».



Secondo Ricolfi, il problema di un partito che almeno con Veltroni all’inizio aveva una sua fisionomia, è che invece di «rappresentare una visione particolare del paese, in competizione con quella della destra, hanno preteso di ergersi a custodi del Bene, depositari della civiltà». Come descritto bene nel suo ultimo saggio “La mutazione”, Ricolfi individua due colpe principali nel Pd odierno: «processo che ha portato la sinistra a farsi scippare dalla destra due valori fondamentali della sinistra stessa: la difesa dei deboli e la libertà di espressione. Il primo scippo è avvenuto con il rifiuto di prendere sul serio la domanda di protezione che, da almeno 30 anni, sale dai ceti popolari, spaventati dalla globalizzazione e dalla presenza degli immigrati nelle periferie»; il secondo “scippo”, come lo definisce Ricolfi, è avvenuto con l’adesione acritica al politicamente corretto, «che ha trasformato in censori gli antichi difensori della libertà di pensiero», spiega ancora al QN.



SCHLEIN, BONACCINI O “LA TERZA VIA”: PER RICOLFI IL PD AL CONGRESSO RISCHIA GROSSO

Per tutti questi motivi e per l’evoluzione politica degli ultimi Governi – con la sinistra al potere senza di fatto mai avere vinto le Elezioni dal Governo Monti in poi – il Pd oggi rischia seriamente di finire al 10% nel prossimo marzo dopo il Congresso: «Ogni giorno che passa senza un’iniziativa politica, segmenti via via crescenti dell’elettorato Pd si spostano verso i Cinque Stelle e, in misura minore, verso il Terzo polo», sottolinea ancora Luca Ricolfi nell’intervista al Quotidiano Nazionale. Anche la forte “attrazione” del Partito Democratico per una miriade di “papi stranieri” – Ciampi, Prodi, Rutelli, Monti, Letta, Draghi, Conte – è lo specchio secondo il sociologo della volontà precisa «dell’establishment ex Pci di occupare buona parte del potere e delle istituzioni senza esporsi direttamente. Quello di cui parlo nel libro è un altro processo storico, iniziato diversi decenni fa».



A guardare i nomi in campo (possibili, in quanto nessuno ancora ufficiale tranne Paola De Micheli) del prossimo Congresso Pd, secondo Ricolfi già si possono scorgere potenziali effetti devastanti: «Se vince Elly Schlein il Pd diventa esplicitamente quel che già è, ossia un “partito radicale di massa”, concentrato su diritti civili, migranti, con una spruzzatina di ambientalismo». Qualora invece dovesse candidarsi e vincere le Primarie Dem l’attuale nome forte Stefano Bonaccini, ecco che il risultato potrebbe comunque portare ad esiti non esaltanti: «Se vince Bonaccini il Pd diventa un partito riformista, difficilmente distinguibile dal Terzo Polo. Una specie di partito di Renzi senza Renzi». Da ultimo, anche la “terza via” per Ricolfi non è del tutto convincente: «Che il partito se lo prenda la sinistra di Bettini, Orlando e Provenzano. In questo caso il partito potrebbe diventare un normalissimo partito socialdemocratico, attento alla questione sociale e meno ossessionato dalla diade immigrati-diritti civili».