Il nuovo Dpcm del Governo sta dividendo il Paese, ma non è piaciuto neppure il discorso del premier Giuseppe Conte in conferenza stampa. Dopo la chat infuocata dei deputati del MoVimento 5 Stelle e l’insoddisfazione di Italia Viva, con Matteo Renzi che chiede modifiche, arriva l’attacco del sociologo e politologo Luca Ricolfi attraverso le colonne de Il Messaggero. Come pure ha fatto ieri Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, ha evidenziato le contraddizioni del Dpcm, che penalizza ristoratori, esercenti e gestori di palestre, cinema e teatri, quando il nodo della questione riguarda i trasporti e i controlli. “Le chiusure sono ancora una volta tardive e insufficienti, se le commisuriamo all’entità del problema che la latitanza dei poteri pubblici, e innanzitutto del governo, ha fatto montare nello sciagurato trimestre estivo”, scrive Ricolfi. Inoltre, sostiene che la seconda ondata sia frutto “delle omissioni dei mesi scorsi sui versanti cruciali: aumento dei tamponi e dei drive-in, creazione di una task force per il tracciamento dei contatti, controllo degli assembramenti, assunzioni di personale sanitario, rafforzamento delle terapie intensive, aumento della flotta dei mezzi di trasporto, organizzazione della sorveglianza sanitaria nelle scuole, riduzione del numero di alunni per classe, scaglionamento degli orari di ingresso nelle scuole”.



“SECONDA ONDATA? STRADA SPIANATA”

Nei mesi estivi, quelli in cui ci si è lasciati andare specchiandoci nei complimenti che arrivavano dall’estero, non è stato fatto nulla, dunque, per attutire l’impatto della seconda ondata o magari evitarla. “La seconda ondata ha avuto la strada spianata”, puntualizza Luca Ricolfi su Il Messaggero. Per questo imperdonabile errore ora ci ritroviamo a dover fare sacrifici, senza però sapere quanto dureranno e quanto saranno grandi. “Ma la risposta è semplice: i sacrifici saranno tanto più grandi e tanto più lunghi quanto più il governo continuerà a temporeggiare, rimandando misure che già sa che dovrà prendere”, spiega il politologo e sociologo sulle colonne del quotidiano. Il problema è che fare ora questi sacrifici è difficile per diverse ragioni. In primis sociali, perché gli italiani, che penso di aver già fatto delle rinunce, in realtà hanno allentato l’attenzione in estate, contribuendo al peggioramento della situazione. D’altra parte, Luca Ricolfi osserva: “Il premier Conte non ci ha chiesto scusa”. Ha fatto il solito discorso, ma ne serviva un’altro, uno “di verità e di umiltà”.



RICOLFI SU CONTE “LE PAROLE CHE NON ABBIAMO SENTITO”

Per Luca Ricolfi c’è, dunque, una sorta di concorso di colpa tra italiani e Governo. D’altra parte, le istituzioni sono tenute a far rispettare le regole e a fare tutto il possibile per preparare il Paese, per creare le giuste condizioni. Quindi, ha fatto un esempio di discorso che il premier Giuseppe Conte avrebbe dovuto fare e purtroppo non ha fatto. “Ecco perché, nel momento in cui vi chiediamo i primi sacrifici, cui fra poco ne seguiranno altri, vi promettiamo anche che quegli errori non li faremo più”, recita una parte. Il punto della questione è che il Governo avrebbe dovuto ammettere di aver sbagliato, e spiegare in cosa, avrebbe dovuto dire cosa ha intenzione di fare per rimediare. In questo modo sarebbe stato più semplice chiedere sacrifici agli italiani, seppur non meno doloroso. “Noi, queste parole non le abbiamo ancora sentite. Noi questo programma non lo abbiamo ancora visto. E lo vorremmo. Subito”. Anche perché quei sacrifici che ci vengono chiesti, e che faremo, potrebbero essere inutili.

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